Washington - L'uscita di scena di Marco Rubio, ottavo candidato ad abbandonare le primarie repubblicane per la Casa Bianca, è un duro colpo per l'establishment del Grand Old Party, in cerca di un'alternativa moderata e appetibile alle minoranze da contrapporre al 'tornado' Donald Trump. La campagna del 44enne senatore della Florida, altronde, non e' mai decollata: Rubio è apparso grigio e insicuro nei dibattiti e il tycoon newyorchese ha avuto buon gioco nel ridicolizzarlo con soprannomi come "peso piuma" e "choker", deglutitore, velenosa allusione a quando nel 2013 si interruppe per bere un bicchiere d'acqua durante l'intervento al Congresso in risposta al discorso di Barack Obama sullo Stato dell'Unione. "Non ho mai visto un essere umano sudare cosi' tanto", aveva rincarato ultimamente Trump. Più goffi che efficaci erano risultati i tentativi di Rubio di contrattaccare il rivale con colpi al di sotto della cintura come il "sapete cosa si dice degli uomini con le mani piccole..." che aveva innescato un turpe botta e risposta.
Rubio ha sempre contrapposto la sua difficile storia di famiglia alla ricchezza ostentata di Trump. Figlio di immigrati cubani, Rubio, 44 anni, si è posto subito al polo opposto rispetto al miliardario Trump, facendo della difficile storia della sua famiglia il suo cavallo di battaglia. Donna delle pulizie a Miami lei, barista lui, i genitori del repubblicano hanno realizzato il loro "sogno americano" partendo dal basso: comprare una casa e assicurare un futuro ai propri figli. "Sono figlio di immigrati in fuga da un Paese problematico. I miei mi hanno dato tutto quello che erano in grado di offrirmi. Sono la prova vivente dei loro sacrifici, lo scopo della loro vita" aveva raccontato Rubio nella sua biografia del 2012 "Un figlio americano".
Due anni dopo la laurea in legge, Rubio inizia il suo percorso politico. Il primo incarico è quello di Commissario della città di West Miami. Un anno dopo, nel 1999, entra a far parte della Camera dei Rappresentanti della Florida, dove dal 2006 al 2008 ricopre la carica di speaker. Nel 2011 si aprono per lui le porte del Senato, dove conquista un seggio sfidando il governatore repubblicano Charlie Crist, che concorre come candidato indipendente.
Al suo arrivo a Washington i conservatori ancora traumatizzati per l'elezione di Barack Obama lo accolgono come un 'salvatore' . Il giovane politico che ama il rap, parla spagnolo e piace agli elettori ispanici è abbastanza diverso per portare una ventata di aria fresca al partito, ma non abbastanza per intaccare quei valori repubblicani fondamentali che si oppongono all'aborto, ai matrimoni gay e che chiudono al regime di Castro.
La sua fortuna presso il Tea Party subisce un primo colpo nel 2013 quando appoggia e contribuisce alla riforma per l'immigrazione che legalizza milioni di migranti senza documenti.
La corsa alla Casa Bianca è l'ipotetica elezione rappresentano la redenzione politica del repubblicano dalle origini cubane, Nell'ultimo mese il suo elettorato è cresciuto, tanto che a febbraio scorso gli ha fatto guadagnare il terzo posto nel caucus in Iowa. Poi, lo schianto contro lo scoglio più duro: Trump. "Ha condotto una campagna dura, congratulazioni" ha commentato il miliardario dopo il ritiro dello sfidante. "Rubio ha un grande futuro".
(AGI)