A quante velocità può andare l'Europa? La domanda è tornata d'attualità, in vista del vertice del 25 marzo a Roma per i 60 anni dalla firma dei trattati che hanno portato all'Unione Europea. L'Europa "multi-speed" ("a più velocità") è sulla bocca di tutti, come possibile ricetta per il rilancio di un progetto messo in discussione dalla Brexit, dalla crescita del sentimento anti-europeo tra gli elettori durante la crisi economica e dalla mancanza di solidarietà dimostrata da alcuni Paesi durante quella dei migranti.
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha rotto il tabù dell'Europa a più velocità a inizio febbraio, durante un vertice informale a Malta. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ne ha fatto una delle 5 opzioni del suo Libro Bianco sul futuro dell'Ue dopo la Brexit. In un mini-summit a Versailles a inizio marzo, Germania, Francia, Italia e Spagna hanno benedetto la possibile nascita della "multi-speed".
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L'opposizione dei Paesi dell'Est
Ma pochi giorni dopo, il 10 marzo, durante un vertice a 27 a Bruxelles per discutere della dichiarazione di Roma, si sono ritrovati davanti a una rivolta dei Paesi dell'Est, che temono di rimanere esclusi da un'avanguardia di vecchi Stati membri. A capeggiarli è stato niente meno che il presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk, secondo cui la priorità a Roma "deve essere unità e non multi-velocità". Per cercare di rassicurare tutti, Juncker ha detto che l'Europa a più velocità non sarà "una nuova cortina di ferro tra Est e Ovest".
In quell'occasione, il presidente della Commissione ha spiegato la sua visione dell'Ue "multi-speed".
Juncker ha ricordato l'euro, Schengen e le cooperazioni rafforzate che sono già state avviate su tassa sulle transazioni finanziarie, divorzio e brevetto europeo. L'Europa a più velocità è uno "scenario che è discusso non da settimane o mesi, ma da anni. Non è una questione di esclusione, ma di organizzare i progressi per chi vuole fare di più", ha detto Juncker.
L'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, sta lavorando a delle proposte per delle cooperazioni strutturate nel settore della Difesa. Ma i 27 faticano a mettersi d'accordo sia sul concetto di Europa a più velocità, sia sulla sostanza con cui riempire la "multi-speed", oltre a dover tenere conto dei limiti-istituzionali di un'Ue che non vuole correre i rischi che comporterebbe una riforma del trattato di Lisbona.
L'Ue a più velocità, due ipotesi
La mancanza di volontà di toccare Lisbona esclude la prima ipotesi di un'Europa a due velocità costruita attorno ai membri della zona euro. Francia e Italia sarebbero favorevoli, in particolare per armonizzare standard sociali e fiscali. Ma la Germania è contro, come quasi tutti gli altri membri dell'euro, anche se per ragioni diverse.
La seconda ipotesi è l'Europa a più velocità ricorrendo alle cooperazioni rafforzate. Lo strumento è già stato utilizzato con un certo successo nel caso de:
- il Brevetto europeo (vi partecipano 26 paesi)
- il divorzio tra persone di nazionalità diverse (17 paesi)
- il procuratore europeo, iniziativa lanciata nel Consiglio europeo di marzo, a cui finora hanno aderito 17 paesi (assente l'Italia)
Ma la "multi-speed" delle cooperazioni rafforzate, che è promossa soprattutto dalla Germania, si presta a una doppia critica:
- Dal punto di vista istituzionale apre le porte all'Europa "à la carte", una sorta di menù in cui ciascuno può scegliere il piatto che preferisce, che porterebbe a una frammentazione del blocco in tanti cerchi sovrapposti e incoerenti.
- Dal punto di vista sostanziale, finora, le cooperazioni rafforzate hanno funzionato solo su questioni di rilevanza minore.
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L'esempio della Tobin Tax
Un esempio delle difficoltà a cui rischia di andare incontro l'Europa a più velocità è il tentativo di cooperazione rafforzata sulla Tassa sulle transazioni finanziarie lanciato nel 2013, all'apice della crisi finanziaria. Alla Tobin Tax europea avevano aderito solo 11 paesi (Austria, Belgio, Francia, Estonia Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna), ma i negoziati sono andati a rilento per i veti incrociati su alcune disposizioni specifiche che danneggerebbero i rispettivi sistemi finanziari.
L'11 marzo del 2016 l'Estonia si è formalmente ritirata. Ora Belgio e Slovenia minacciano di fare altrettanto, con il rischio di far scendere il numero di Paesi sotto la soglia minima di 9 Stati membri, necessaria a far sopravvivere le cooperazioni rafforzate.
Un altro esempio di quanto possa essere difficile rilanciare davvero l'Europa con le "multi-speed" è la difesa. I settori che vengono evocati per le "cooperazioni strutturate" - formazione degli ufficiali, ambito sanitario e droni - non lasciano intravedere la nascita di un vero e proprio esercito europeo.
La bozza della dichiarazione di Roma
Che l'Europa a più velocità rischi di essere tutto e niente lo mostrano anche i documenti preparatori del vertice di Roma. In un testo circolato nelle scorse settimane per preparare la dichiarazione di Roma, i leader si impegnano a "lavorare per promuovere il bene comune, consapevoli che alcuni di noi possono muoversi più rapidamente in alcuni settori, tenendo aperta la porta a quelli che vogliono unirsi più tardi e preservando l'integralità del mercato interno, dell'area Schengen e dell'Ue nel suo complesso".
L'obiettivo dell'Europa a più velocità dovrebbe essere - secondo il testo - "un'Unione indivisa e indivisibile, che agisce unita ogni volta che è possibile, e a ritmi e intensità diversi ogni volta che è necessario". Su questa frase i 27 che resteranno dopo la Brexit si sono divisi, prima ancora di iniziare a discutere di cosa mettere dentro ciascuna velocità.