(AGI) - Roma, 25 lug. - Il problema dei crediti deteriorati delle banche italiane non e' enorme e, per risolverlo, Roma spenderebbe la meta' di quando spese Berlino all'epoca della crisi finanziaria, quando gli aiuti di Stato erano ancora previsti dalle norme Ue. Pertanto Bruxelles deve imparare a riconoscere le situazioni straordinarie nelle quali e' opportuno fare eccezioni alle regole. Lo ha dichiarato il capo economista di Unicredit, Erik Nielsen, in un'intervista concessa all'Agi in occasione dell'East Forum 2016.
"La Germania e il Regno Unito spesero il 13% del Pil per salvare le banche, l'Olanda addirittura il 17%, l'Italia spenderebbe il 5,8%, forse il 6%, comunque meno della meta' rispetto alla Germania", ha affermato Nielsen, "il governo italiano purtroppo perse il treno quando tutti gli altri lo presero e lo prese, secondo me, perche' non si trovo' di fronte a un problema urgente come fu la crisi immobiliare spagnola e perche' le banche italiane non avevano acquistato quegli stupidi derivati dei quali erano piene le banche americane". "Le banche italiane hanno prestato soprattutto alle piccole e medie imprese il che, dopo tanti anni di recessione, ha portato necessariamente a un accumulo di crediti deteriorati", ha aggiunto Nielsen, "andrebbe semplicemente riconosciuto a livello europeo che il problema va risolto e non e' un problema enorme, parliamo del 5,8% del Pil, che non andrebbe certo buttato via ma ripagato nel tempo, anche solo con la ripresa dell'economia". "Chi si e' messo di traverso non e' pero' la Germania ma l'Olanda", sostiene il capo economista di Unicredit, "Jeroen Dijsselbloem (ministro delle Finanze olandese e presidente dell'Eurogruppo, nda) e' un fanatico che dovrebbe ricordarsi cosa ha fatto lui in passato, e' una vergogna che non vengano fatte eccezioni a regole che le consentono".
Nielsen e' stato poi interpellato sul tema, molto discusso in questi mesi, della cosiddetta "helicopter money", ovvero denaro messo direttamente nelle tasche dei cittadini per rilanciare i consumi, valutandolo uno strumento piu' funzionale e "democratico" del 'quantitative easing' tradizionale. "E' una questione molto vasta: l'helicopter money sarebbe piu' efficace del 'Qe', in quanto quest'ultimo vede una banca centrale entrare sul mercato per abbassare i prezzi delle attivita' e' poi sperare che cio' abbia effetto; mettere il denaro nelle tasche dei cittadini sarebbe molto piu' efficace perche' siamo di fronte a una crisi di domanda", ha spiegato Nielsen, "l'helicopter money e' di base deficit di bilancio e la bellezza di cio' e' che in questo caso sarebbe il Parlamento a decidere democraticamente dove il denaro dovrebbe andare, sarebbe un processo democratico". "Ci sono stati gia' diversi esempi, soprattutto nei mercati emergenti", conclude Nielsen, "se ci si muovesse in questa direzione, come economista, lo troverei accettabile". (AGI)
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