Temperato o puro, nel mondo lo 'Ius soli' funziona così
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Temperato o puro, nel mondo lo 'Ius soli' funziona così

Temperato o puro, nel mondo lo 'Ius soli' funziona così

Migranti 2017 - Save The Children
Foto: Danilo Balducci per Save the Children  - Migranti 2017 - Save The Children
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Come funziona negli altri Paesi


  1. STATI UNITI - La legge sulla cittadinanza Usa prevede lo ius soli e cioè la possibilità di essere cittadini per il semplice fatto di essere nati sul territorio degli Stati Uniti. La cittadinanza americana dura tutta la vita, a meno che non si rinunci ad essa. Con l'entrata in vigore del 14esimo Emendamento della Costituzione il 9 luglio 1868, la cittadinanza delle persone nate negli Stati Uniti è stata regolata da una clausola in cui si afferma: "Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggette alla loro giurisdizione, sono cittadini americani e dello Stato in cui risiedono".
    La clausola è stata modificata da un ordine presidenziale nel 1988 e allargata anche allo spazio navale e a quello aereo. Quindi, un bambino nato su una nave straniera che transita nelle acque territoriali statunitensi, ossia in un raggio massimo di 12 miglia nautiche, oppure su un aereo che stava sorvolando il territorio americano, acquisisce automaticamente la cittadinanza statunitense. Lo 'ius solì negli Stati Uniti assume un rilievo particolare anche dal punto di vista istituzionale, poichè per essere eletto presidente degli Stati Uniti un candidato dovrà essere inderogabilmente nato su territorio americano.
  2. GRAN BRETAGNA - La Gran Bretagna non ha un ius soli dalla nascita, ma l'accesso alla cittadinanza è facilitato. A Londra non esiste uno ius soli puro. Il bambino che nasce sul territorio britannico anche da un solo genitore già in possesso della cittadinanza britannica, o che è legalmente residente nel Paese da tre anni, è automaticamente cittadino del Regno Unito. La cittadinanza si acquisisce anche in seguito a tre anni di matrimonio con un cittadino britannico. In pratica la cittadinanza non è considerata un'azione umanitaria, o la concessione di un diritto, nè un atto di accoglienza: è invece una strategia dello stato che associa delle persone o dei gruppi ad un sistema di doveri e di diritti, in funzione dell'idea che lo stato ha di se stesso e della dimostrazione della sua priorità logica e giuridica rispetto a comunità, religioni, appartenenze politiche.
  3. IRLANDA - A Dublino vige come attualmente in Italia lo ius sanguinis, ma se un bambino nasce da genitori di cui almeno uno risiede nel Paese regolarmente, quindi con permesso di soggiorno, da tre anni prima della sua nascita, allora ottiene immediatamente la cittadinanza irlandese.
  4. GERMANIA - "La legge sulla cittadinanza tedesca è qualcosa di relativamente complicato": il ministero degli Esteri tedesco non incoraggia certo, nel suo sito web, chi voglia acquisire la cittadinanza della Germania ma le cose, in realtà, sono più semplici. Quello stabilito dalla legge sulla nazionalità varata dal Bundestag e entrata in vigore l'1 gennaio del 2000 è uno ius sanguinis temperato: un bambino nato in Germania a partire da quella data puo' ricevere la cittadinanza tedesca anche se entrambi i genitori sono stranieri. L'unica condizione è che uno dei genitori sia legalmente residente in Germania da otto anni (e abbia un diritto di soggiorno) o da tre anni ma con un permesso di soggiorno permanente.
    Tra i 18 e i 23 anni di età il minore che ha acquisito la cittadinanza in questo modo sarà chiamato a scegliere tra quella ricevuta in Germania e quella originaria dei genitori. Per quel che riguarda la naturalizzazione, a chi voglia acquisire la cittadinanza tedesca è richiesto, oltre agli otto anni di residenza regolare, di riconoscersi nella Costituzione della Germania; di essere in grado di sostenere sè stessi ed i familiari che hanno diritto ad essere sostenuti senza dover ricorrere al welfare; di non aver subito condanne penali (con eccezione di reati lievi); di dimostrare una sufficiente conoscenza della lingua tedesca. La Germania continua ad attrarre cittadini di altri paesi europei, ma negli ultimi mesi sembra particolarmente ambita dai britannici: nel 2016 ben 2.865 sudditi di Sua Maestà hanno mollato la Regina per la Cancelliera e ottenuto la cittadinanza da Berlino. Per l'Istituto di statistica tedesco l'aumento è stato del 361% rispetto all'anno precedente. "Il legame con Brexit è chiaro", ha fatto sapere l'Istituto. Lo scorso anno sono stati 110.400 gli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza tedesca (+2,9% rispetto al 2015).
  5. FRANCIA - Terra d'immigrazione da generazioni, ma anche di conflitti sociali e di tensioni, la Francia ha una lunga tradizione giuridica e politica di legislazione sulla cittadinanza. Di fatto quello francese è un modello non dissimile da quello italiano, in cui lo ius soli strettamente inteso non esiste e chi nasce nel territorio del Paese non è automaticamente cittadino francese.
  • Ottiene la cittadinanza il ragazzo nato da genitori stranieri quando compie la maggiore età, se in quel momento ha vissuto stabilmente in Francia per un periodo di almeno cinque anni.
  • Un bambino nato in Francia da un genitore straniero, ma a sua volta nato in Francia invece, viene considerato francese di nascita.
  • Chi nasce sul territorio della Repubblica da genitori stranieri nati all'estero, otterrà la cittadinanza al compimento della maggiore età se a quella data la sua residenza abituale è in Francia o se ha vissuto nel Paese per un periodo continuo o discontinuo di almeno 5 anni, a partire dagli 11 anni di età. Prima della maggiore età può richiedere la cittadinanza francese su richiesta dei suoi genitori, (tra i 13 e i 16 anni) o su richiesta personale (tra i 16 e i 18) a seconda della durata della sua residenza nel Paese.
  • Negli ultimi anni però la situazione è cambiata, sono cresciuti i conflitti sociali a sfondo religioso e in un Paese che si è sempre considerato la patria dell'accoglienza, la stretta sui diritti è evidente. La legge del 26 novembre del 2003 ha stabilito che lo straniero che intende ottenere la nazionalità francese deve avere una sorta di 'patente' di francesità: giustificare cioè la sua "assimilazione alla comunità francese" attraverso colloqui individuali che tengano secondo del suo livello di studi. Dovrà dimostrare la sua conoscenza della lingua, dei diritti e doveri conferiti dalla nazionalità e dei principi i valori essenziali della Repubblica.
  • La situazione è peggiorata dal 2015, dopo gli attentati alla redazione di Charlie Hebdo e quelli del 13 novembre. Il dibattito su come coniugare lotta al terrorismo terrorismo e difesa dei diritti si è fatto feroce. L'allora presidente Francois Hollande sulla scia dell'ondata emotiva delle stragi, aveva proposto una modifica costituzionale per revocare la cittadinanza francese ai cittadini con doppio passaporto condannati per reati di terrorismo. La questione è andata avanti per mesi, sollevando forti critiche sia da destra che da sinistra e le dimissioni del ministro della Giustizia, Christiane Taubira. Un anno dopo Hollande, indebolito da un gradimento sempre più fragile, ha rinunciato a portare avanti la proposta, ma in una nazione ferita dagli attentati messi a segno principalmente da cittadini francesi di origine musulmana, la questione rimane aperta.
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