Il viaggio in Egitto è finito e Papa Francesco torna in Italia. E sull'aereo, come consuetudine, si concede alle domande dei giornalisti. Parla di tutto e le sue risposte sono come sempre molto forti. Il pontefice argentino parla dei migranti che in Italia sono chiusi in una sorta di lager nazisti. Parla delle presidenziali francesi e invita i transalpini a riflettere che il voto mette a rischio l'Unione europea. Parla del caso Regeni e assicura che la Santa sede si è mossa. Parla della Russia che fa bene a difendere in cristiani. Parla poi anche di Trump che ha fatto surruiscaldare troppo la tensione con la Nordcorea.
"In Italia campi per migranti sono come lager"
"Non era un lapsus. Ho detto che ci sono tanti campi profughi che sono campi di concentramento, in Italia e in altre parti, ma non in Germania. Se la gente è chiusa in un campo e non può uscire, cos'altro è se non un campo di concentramento? Il solo fatto di stare chiusi e non poter uscire è un lager". Queste sono le parole di Papa Francesco nel dialogo con i giornalisti nel volo di ritorno dal Cairo sul tema Italia e migranti. "Pensiamo a quel che era successo alla Manica", ha esemplificato, tornando però subito al nostro Paese.
"Mi ha fatto ridere, è la cultura italiana, quello che mi ha raccontato un dirigente dell'Azione Cattolica di Agrigento: in Sicilia in uno dei campi profughi della zona, i capi di quella città hanno parlato alla gente per trovare un accomodamento: 'voi non potete stare sempre chiusi lì dentro voi dovete uscire, ma non fate cose brutte. Noi le porte del campo non le possiamo aprire, ma facciamo un buco dietro così potete uscire e rientrare. E grazie a questo - ha spiegato il Papa - i rapporti tra cittadini e profughi lì sono buoni".
"Ho detto a Lesbo - ha poi aggiunto Francesco rispondendo a un giornalista tedesco - che i più generosi erano italia e Grecia, i più vicini. Ma anche la Germania ha fatto tanto. Sempre ho ammirato la capacità di integrazione dei tedeschi. Ho studiato in Germania e lì e c'erano tanti turchi". Infine rivolgendosi ai 70 giornalisti presenti sull'aereo, Francesco ha concluso: "Voi non sapete il bene che potete fare con le vostre cronache, gli articoli e anche le idee. Potete aiutare la gente, anche". "La stampa - ha concluso - ci porti alle cose buone e non a desolazioni che non ci aiutano".
"L'Europa rischia di sciogliersi, la Francia rifletta"
"E' vero che l'Europa è in pericolo di sciogliersi. L'ho detto soavemente a Strasburgo e poi sempre più esplicitamente nelle altre occasioni". Papa Francesco ha risposto così a una domanda sulle elezioni francesi nel viaggio di ritorno dal Cairo. "C'è il problema dell'Unione Europea, non mi ripeterò. Ne ho parlato 4 volte: ogni Paese è libero di fare scelte che crede convenienti davanti a questo rischio di far finire l'Unione", ha aggiunto per chiamarsi fuori da giudizi su la Le Pen e Macron. "Dico la verità - ha poi continuato - non capisco la politica interna francese. Con il presidente uscente (Hollande, ndr) c'è stato un conflitto, una volta (sulla nomina dell'ambasciatore francese presso la Santa Sede, ndr). Ma poi ci siamo chiariti: ho potuto parlare con chiarezza con lui dei vari temi. Adesso però dei due candidati non so da dove vengono, o meglio: so che uno è un rappresentante della destra forte, l'altro non so da dove viene. Il problema che spaventa è quello delle migrazioni, ma non dimentichiamo che l'Europa è stata fatta da secoli e secoli di migranti. è un problema che si deve studiare bene. E affrontare rispettando le posizioni. Serve una grande politica".
Con i giornalisti, Francesco è tornato anche sul tema dei populismi da lui sollevato nel discorso di ieri a Al-Azhar. "C'è una dimensione rischiosa dei populismi, ma ho dovuto reimparare questa parola che in Europa ha un significato diverso che in America Latina". In merito al ruolo dei cattolici francesi che sono tentati dalla destra, evocato da una domanda, il Papa ha raccontato di un suo recentissimo colloquio con una persona che gli ha chiesto: 'Ma perché non pensa a fare un partito per i cattolici?'". "Questo signore - è stato il commento di Bergoglio - vive nel secolo scorso".
"Su Regeni la Santa Sede si è mossa su richiesta dei genitori"
"Su Regeni sono preoccupato. E mi sono mosso". Papa Francesco ha usato queste precise parole rispondendo nel volo dal Cairo a una domanda sul dramma di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso al Cairo, per il quale l'Italia intera chiede giustizia e i cui genitori avevano domandato pubblicamente al Papa di parlare nel viaggio del caso di loro figlio, per fare pressioni sul regime egiziano, perchè si possa finalmente conoscere la verità. Dagli ambienti della presidenza egiziana è stato fatto trapelare che questo tema non era tra gli argomenti del colloquio di ieri con Al-Sisi. E Francesco non ha chiarito questo particolare, affermando però di non aver fatto cadere quanto gli è stato chiesto dalla famiglia Regeni. "Posso dire che dalla Santa Sede mi sono mosso, perchè i genitori lo chiedevano. La Santa Sede si è mossa, non dirò come", ha scandito rispondendo ai giornalisti che lo hanno seguito al Cairo. "Generalmente - ha poi spiegato - il dialogo privato con un capo di Stato rimane privato a meno che non diciamo 'questo lo rendiamo pubblico'. Ma se non lo diciamo rimane privato. E se è privato, per rispetto si deve mantenere la riservatezza".
"Non mi immischio nella politica interna, io parlo di valori"
In tema di diritti umani in Egitto, il Papa ha risposto anche ad un'altra domanda chiarendo un passaggio del discorso di ieri a Al-Azhar, per spiegare di non aver mai inteso dire che in cambio di pace e pane si debba rinunciare a qualche diritto. "Le mie parole - ha precisato - si devono interpretare letteralmente: io ho parlato di tutti i valori come valori in se stessi". Una formula che il Papa ha utilizzato per sottolineare di considerarli tutti irrinunciabili: pace, pane e diritti. "Bisogna difendere - ha chiarito - pace e uguaglianza dei cittadini, di qualunque fede. Se un governante difende uno solo di questi valori, io lo riconosco, ma non significa che penso si debba rinunciare agli altri. Nei 18 viaggi che ho fatto, altre volte mi sono sentito dire: 'ma il Papa appoggia quello?', intendendo che alcuni valori non erano rispettati perché ogni governo ha le sue debolezze. Ma sulla politica interna io non mi immischio, io parlo dei valori e li ribadisco, poi ognuno trae le sue conseguenze". Parlando dell'Egitto, Francesco ha infine ammesso che avrebbe voluto ammirare le Piramidi, ma non gli è stato possibile "in 27 ore di permanenza. Ma i miei due assistenti - ha confidato con qualche rimpianto - ci sono andati alle 6 del mattino. Mi sarebbe piaciuto andare con loro". 'messaggiò alla Russia, bene che difenda cristiani =
"E' un bene che la Russia parli della difesa dei cristiani"
Papa Francesco guarda con speranza al dialogo con il Patriarcato Russo e con rispetto al ruolo di Putin nello scacchiere del Medio Oriente. "Io so che lo Stato Russo parla di questo, della difesa dei cristiani. E' una cosa buona, oggi è l'epoca in cui ci sono più martiri". Sono parole in risposta a una giornalista russa, con la quale, nel volo dal Cairo, ha dialogato di rapporti ecumenici. "Sono buoni Kirill e Hilarion", ha aggiunto riferendosi al patriarca di Mosca e al suo resonsabile per le relazioni internazionali. "Con gli ortodossi - ha detto - sempre ho avuto una grande amicizia. E a Buenos Aires ogni 6 gennaio andavo alla loro cattedrale e restavo 2 ore e 40 in preghiera, in lingua che non capivo. Poi la cena e la tombola. Questo come segno di amicizia. Se avevano bisogno di aiuto legale venivano in Curia".
"Cattolici e copti appartengono a Chiese sorelle"
"Sono Chiese sorelle", ha spiegato e passando a parlare degli ortodossi copti con i quali ha dialogato in Egitto dove ha reso omaggio ai cristiani copti uccisi dall’Isis negli ultimi mesi, insieme al patriarca copto Twadros II. Poi il Papa ha aggiunto: "Tawadros è un grande uomo di Dio. è uno dei più 'fanaticì nel cercare di fissare la data comune per la Pasqua. Chiaramente è un grande patriarca". E commentando infine la dichiarazione di riconoscimento reciproco dei battesimi tra copti e cattolici, ha concluso: "Negli ortodossi russi già c'è questo anche con i georgiani. Elia II il loro patriarca è un uomo di Dio, un mistico. Dobbiamo imparare bene la mistica dagli ortodossi. Al Cairo a pregare con noi c'erano anche Bartolomeo, l'arcivescovo greco ortodosso, gli anglicani e il segretario del Consoglio Ecumenico di Ginevra. Quello che fa l'ecumenismo è il cammino. I teologi debbono studiare insieme e noi possiamo fare un cammino".
Trump è benvenuto in Vaticano, ma sulla Nord Corea si fermi
"La richiesta ufficiale di colloquio non è ancora formalizzata alla Segreteria di Stato, ma io ricevo ogni capo di Stato che lo chiede". Papa Francesco ha risposto con queste parole a una domanda sull'ormai probabile incontro con Trump in Vaticano in occasione del G7 di Taormina. Ma la domanda evocava anche l'accresciuta tensione tra gli Stati Uniti e la Nord Corea. "Questa guerra mondiale a pezzi di cui parlo da 2 anni, sembra - ha osservato Bergoglio - che verso la Nord Corea vada concentrandosi. E adesso sembra che la cosa si sia riscaldata troppo. Ma una guerra nucleare distruggerà una buona parte dell'umanità, la cultura anche. Non credo che l'umanità di oggi possa sopportarlo". Cosa dire allora a questi leader?, è stato chiesto al Papa da un giornalista americano. "Li chiamo e li chiamerò - ha risposto Bergoglio - a un lavoro per risolvere i problemi sulla strada della democrazia. Ci sono paesi facilitatori come la Norvegia, che si è offerta. Nessuno può accusare la Norvegia di non essere neutrale, di essere una dittatura". "E poi - ha concluso il Papa - l'Onu deve esercitare il suo ruolo, in questa situazione, come in Medio Oriente, anche in Africa e nello Yemen. Le Nazioni Unite hanno il dovere di riprendere il loro ruolo, la leadership dell'Onu si è annacquata".
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