Gli inglesi, che amano le frasi ad effetto e le espressioni di sintesi, lo chiamano "Prussia for Russia". È quel rapporto di complicità mista a diffidenza che da sempre lega, indissolubile, Berlino e il Cremlino, la Cancelleria con la Segreteria. Angela Merkel, la donna più potente d'Europa, è stata invitata a Mosca per incontrarsi con Vladimir Putin e constatare, una volta di più, che con la Russia la Germania deve trovare un accordo, o un modus vivendi, ma che l'amicizia e la mutua fiducia sono ben altra cosa. Sembra secoli fa, eppure era solo il 2014: quell'anno il Guardian si divertì a contare le telefonate ufficiali di Vladimir Putin con gli altri leader mondiali. Ebbene, il presidente russo aveva chiamato Angela Merkel almeno trentacinque volte, contro le sole dieci chiamate a Barack Obama, le nove a Nursultan Nazarbayev, capo di Stato del Kazakhstan, e le tre indirizzate a Ban Ki-moon, allora segretario generale dell'Onu. Perché tutto si puo' dire, ma non che il rapporto tra il leader del Cremlino e la cancelliera tedesca non sia - o sia stato - a suo modo intenso. I biografi e commentatori sono d'accordo: è stata la crisi ucraina a far vacillare lo strano equilibrio tra i due, fatto al tempo stesso di fiducia e diffidenza.
La strana complicità tra due figli della Guerra Fredda
È stato uno dei piu' autorevoli biografi merkeliani, Stefan Kornelius, a descrivere quello che era stato fino ad allora il rapporto tra la l'ex ragazza dell'est e l'ex ufficiale del Kgb come quello di "una vecchia coppia sposata, dove ciascuno prevede e anticipa i trucchi e le furbizie dell'altro, e ogni frase è già stata sentita mille volte". Non c'è da stupirsi. Pur divisi da una visione politica globale apparentemente opposta, ambedue affondano le proprie radici biografiche e culturali, prim'ancora che politiche, nell'epoca in cui il mondo era ancora diviso in due dal Muro di Berlino. Lui ha solo due anni più di lei, negli anni ottanta ha vissuto a lungo a Dresda e parla discretamente il tedesco. Lei conosce bene Mosca, parla perfettamente il russo, tanto da aver vinto, in gioventù, un premio. E ancora: lei e' cresciuta a due passi da una base sovietica, lui ha fatto carriera nel Kgb, ottenendo per i suoi servigi persino una medaglia dai "cugini" della Stasi, nel 1987. "Frau Merkel ed io umanamente abbiamo ottimi punti di contatto. Che lei abbia vissuto nella Ddr non disturba. Anzi, aiuta. Le persone provenienti dalla parte orientale dell'Europa hanno una mentalità simile". Così ebbe a dire, una volta, lo stesso Putin.
Duelli, schermaglie e la storia del cane di Putin
Eppure i due non si sono risparmiate schermaglie, anche dure. Chi li ha seguiti nelle reciproche missioni di Stato racconta che gli incontri tra i due possano essere dei veri e propri duelli, che ripetono un preciso copione. Merkel sicura di sé nello snocciolare con precisione dati, i numeri e dettagli dei grossi dossier studiati sin nei minimi particolari, mentre Putin a tratti alza la voce, per poi passare d'improvviso ad una tono di voce basso e suadente. Famosa, ed emblematica, la storia del cane di Putin. La cancelliera detesta i quadrupedi, da quando, una volta nel 1995, fu attaccata da un segugio che la morse ad un ginocchio mentre faceva una gita in bicicletta nelle campagne dell'Uckermark, nel Brandeburgo, dove la cancelliera possiede una dacia. Probabile che il signore del Cremlino conoscesse quest'episodio. Fatto sta che nel 2007, nell'occasione di un vertice sul Mare Nero, di colpo si apre la porta, e nella stanza entra con gran furore un immenso labrador nero di nome Koni. L'episodio viene immortalato dai fotografi: nelle immagini si vede la "cancelliera di ferro" inchiodata sulla poltrona e con lo sguardo smarrito, mentre il cane, dopo averla annusata, rimane sdraiato ai suoi piedi. Secondo alcuni resoconti di stampa, Merkel uscirà furibonda dall'incontro. L'autorevole rivista Foreign Policy parlò di "intimidazione". D'altronde, anche "la donna più potente del mondo", secondo la nota classifica di Forbes, sa bene come stuzzicare l'ex tenente-colonnello: nel 2006, durante la sua prima visita a Mosca da cancelliera, non solo decide di incontrare un nutrito gruppo di dissidenti, ma provoca Putin chiedendo che si faccia rapidamente luce sull'assassinio di Anna Politkovskaya. Eppure, prevarrà sempre il pragmatismo. Anche quando, nell'aprile 2013, le autorità di Mosca avevano appena perquisito due importanti think-tank tedeschi - la Konrad Adenauer, emanazione della Cdu della signora Merkel, e la fondazione Friedrich-Ebert, legata all'Spd, ritenuti dei "covi di agenti stranieri" volti a "controllare i flussi finanziari dall'estero di gruppi che fanno attivita' di politica interna" - Vladimir e Angela riescono a evitare una mezza crisi diplomatica, puntando piuttosto al vero tema della discussione: i 74 miliardi di dollari a cui era arrivato nel 2012 il volume degli scambi commerciali tra Russia e Germania.
"Prussia For Russia": un filo che non si spezza
D'altronde, l'amore della cancelliera per la Russia è un dato conclamato della sua biografia. È sensibile ai richiami epici della letteratura russa, conosce bene il paese sin da adolescente, ricorda con simpatia i soldati sovietici che stazionavano non lontano da casa sua, durante gli anni della giovinezza nella Ddr, dove la sua famiglia si trasferì da Amburgo nel 1954, quando lei - figlia di un pastore protestante - aveva solo poche settimane di vita. Poi ci sono state l'Ucraina, la Crimea, le sanzioni, e un'infinità di tentativi di trovare una quadra, nell'ambito delle fragili intese di Minsk, in cui la cancelliera, dopo una vero e proprio tour de force diplomatico, ha avuto un ruolo cruciale. Eppure, quel filo con Putin non si è mai spezzato del tutto. Ancora pochi giorni fa, alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, Angela Merkel lo ha ripetuto: "La Russia fa parte delle nostre frontiere esterne ed e'èostro vicino, non smetterò mai di sostenere le buone relazioni con la Russia. Nonostante le differenze". Gli inglesi sintetizzano, sospettosi, così: "Prussia for Russia".