Ikea vuole essere una delle prime multinazionali a dare un aiuto concreto ai rifugiati siriani e lo fa lanciando in Giordania una linea a edizione limitata di tessuti, tappeti, cesti e altri elementi decorativi per il mercato locale nel 2019. "La situazione in Siria è una grande tragedia del nostro tempo e la Giordania si è assunta una grande responsabilità ospitando i rifugiati siriani. Abbiamo deciso di esaminare come Ikea possa contribuire", ha detto Jesper Brodin, manager director del Range & Supply di Ikea, come riporta CNN Money. Anche se il progetto era già in fase di sviluppo prima che il presidente americano Donald Trump pubblicasse il suo ordine esecutivo che arresta gli ingressi di profughi siriani negli Stati Uniti, Ikea ha ribadito il suo sostegno ai rifugiati sostenendo che: "non accettiamo alcuna forma di discriminazione".
L'iniziativa dovrebbe creare circa 200 posti di lavoro per chi è scappato dalla guerra civile siriana e ora vive in Giordania. Per rendere concreta questa idea, Ikea si appoggerà alle organizzazioni locali tramite il suo “Social Entrepreneurs Initiative”, il progetto di Sostenibilità nato nel 2012 tramite il quale la multinazionale svedese stringe partnership con imprenditori sociali e artigiani di tutto il mondo, e collaborerà con la 'Jordan River foundation', l'organizzazione non governativa promossa dalla regina Rania Al-Abdullahdi Giordania.
In un primo momento la vendita di questi prodotti in edizione limitata sarà riservata ai Paesi del Medio Oriente con cui la Giordania ha già accordi di libero scambio, tuttavia Ikea non esclude di considerare la vendita anche in altri Paesi, anche in Unione Europea. L'iniziativa si inserirà nel quadro dell'accordo firmato da una delegazione dell’Unione europea e dal ministero giordano della cooperazione internazionale, che prevede il finanziamento di 55 milioni di euro per favorire lo sviluppo del settore produttivo privato e di dieci milioni di euro aggiuntivi per mitigare l'impatto della presenza di profughi siriani nel regno hashemita.
La Giordania ha accettato poco più di 655.000 rifugiati siriani, secondo quanto riportano i dati delle Nazioni Unite: un equilibrio da tenere d'occhio, tra il calo degli aiuti umanitari e gli attriti sociali. Per questo Ikea ha assicurato che l'iniziativa "ha bisogno di essere un sano mix di residenti e rifugiati". Al momento sono circa 37.000 i permessi di lavoro emessi in Giordania per i rifugiati siriani, anche se molti di loro lavorano senza i permessi necessari. C'è un tasso molto basso di occupazione tra le donne, che hanno tradizionalmente il compito di prendersi cura dei familiari. Proprio per questo la multinazionale mira a garantire ore di lavoro flessibili per le donne.
Ma il botta e risposta Ikea-Trump non si ferma qui. Lars Petersson, country manager della società svedese in Usa ha sottolineato che tutti i dipendenti Ikea che hanno risentito degli effetti del blocco imposto dal presidente statunitense potrebbero ottenere gratuitamente una consulenza legale e un supporto psicologico. "Ogni proposta che discrimina un certo gruppo di nostri clienti o colleghi di lavoro, o limita la nostra capacità di attrarre e trattenere i talenti è preoccupante", ha detto Petersson.
Non è la prima volta che Ikea porta avanti una iniziativa per aiutare i rifugiati: di recente il premio Beazley design è stato assegnato dal Design Museum di Londra alla multinazionale svedese per aver realizzato il ricovero temporaneo flat-pack, la casa che si monta e si smonta in poche ore. La società ha anche donato 30,8 milioni di euro per progetti di illuminazione e di energie rinnovabili nei campi profughi in Medio Oriente, Africa e Asia.