"Figli solo con il legame biologico". Strasburgo frena sull'utero in affitto
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"Figli solo con il legame biologico". Strasburgo frena sull'utero in affitto
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La vicenda punto per punto

  • Il 27 febbraio 2011 una donna russa partorisce il bambino nato attraverso la donazione del seme di Giovanni Campanelli. Per le autorità russe tutto è in regola e i nomi della coppia italiana sono scritti sul certificato di nascita. In Italia però la situazione è diversa, e appena la coppia torna in patria scattano le verifiche.
  • Il 16 maggio 2011, il bambino di quasi 3 mesi viene sottoposto a tutela, e a luglio chiesto l’esame del dna. Il risultato, arrivato ad agosto, conferma l’inesistenza del legame biologico tra il piccolo e i genitori, benché Giovanni avesse fornito il proprio seme alla clinica russa. A quel punto il bambino è affidato ai servizi sociali e dichiarato adottabile.
  • Il 5 maggio 2011 ai due viene formalmente comunicata un’indagine giudiziaria a loro carico per alterazione di stato civile di minore, false dichiarazioni e violazione della legge sulle adozioni.
  • Aprile 2013, arriva la conferma giudiziaria dell’intrascrivibilità del certificato di nascita. A nulla vale la difesa di Paradiso e Campanelli, che tenta di mettere in campo la loro buona fede.
  • Il 5 giugno 2013 i coniugi sono esclusi anche dal procedimento di adozione del piccolo.
  • I coniugi ricorrono alla Cedu, la Corte europea per i diritti dell’uomo, dove lamentano la violazione dell’articolo 8 della Carta (rispetto della vita privata e familiare).
  • Il 27 gennaio 2015 Strasburgo si pronuncia a favore dei ricorrenti.
  • L’Italia impugna la sentenza del supremo organo di giudizio: la Grand Chambre, che tratta il caso nell’udienza del 9 dicembre 2015.

Che fine ha fatto il bambino


La sentenza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo​

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