La Corte Suprema di Londra ha deciso che è necessario un voto della Camera dei Comuni e della Camera dei Lord per decidere di dare formalmente inizio all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.
Cosa succede ora?
La previsione generale è che nessun partito si opporrà radicalmente all'articolo 50, ovvero all'uscita dalla Ue, per non apparire contrario alla volontà popolare espressa dal referendum, secondo quanto scrive Repubblica. I deputati, la maggior parte dei quali è contraria a Brexit, potrebbero tuttavia rinviare l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue, proponendo emendamenti e usando tattiche dilatorie, secondo Il Sole 24 Ore. Il partito liberaldemocratico, filo-Ue, ha già promesso di votare contro l'articolo 50 a meno che gli elettori abbiano facoltà di approvare o meno l'intesa finale che sarà raggiunta con Bruxelles.
Il rischio di una Slow Brexit
La decisione della Corte Suprema non fermerà la Brexit, ma la rallenterà. Sarà molto difficile per la premier Theresa May avviare i negoziati per l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue entro il mese di marzo, come aveva promesso. Secondo il Financial Times, la sentenza della Corte Suprema “riconsegna la Brexit al reame della politica”. Insomma, la Corte ha stabilito che viene prima di tutto il Parlamento. Dopo la sentenza i negoziati per la Brexit potrebbero durare alcuni anni. E non è chiaro l’iter legislativo. La prima ministra britannica aveva dichiarato di voler avviare i colloqui con Bruxelles per attivare l’articolo 50 - per l'uscita dall'Ue - entro la fine di marzo. Ma il percorso si annuncia ancora lungo.