C'era anche Madonna tra i due milioni e mezzo di donne che in quasi 700 luoghi - dal'Antartide alla Moscova, da Los Angeles a Tokyo - marciano contro Donald Trump, insediatosi il 20 gennaio alla Casa Bianca. Secondo gli organizzatori di #WomensMarch che tengono il conto sul sito www.womensmarch.com: le "sister" (sorelle) sono 2.587.190 in 673 località in tutti i continenti.
Oltre alle principali città Usa citano manifestazioni dall'Antartide all'Australia, dalla Bielorussia al Brasile. In Europa proteste sono in corso secondo le organizzatrici proteste in Francia, Germania, Italia (Firenze, Milano e Roma, sostiene il sito), Gran Bretagna, Austria, Spagna. Manifestazioni anche in Africa e Sud America.
Come è nata #womensmarch
Teresa Shook è un giudice in pensione, nonna di quattro nipotini. Vive alle Hawaii e ha votato per Hillary Clinton. La notte dopo le elezioni che hanno incoronato Donald Trump presidente degli Stati Uniti ha chiesto agli amici come fare per creare una pagina Facebook. L'ha aperta e ha scritto questa frase: "E se le donne marciassero in massa a Washington dopo l'Inauguration Day?" In pochi minuti sono arrivate 40 adesioni. Teresa Shook è andata a letto. Il giorno dopo, le donne iscritte alla pagina erano diventate 10mila. Ora oltre 150mila persone hanno annunciato la loro partecipazione alla marcia di Washington.
Mai Teresa Shook avrebbe pensato di diventare l'organizzatrice di una manifestazione di protesta che si annuncia dirompente. Tanto che c'è chi l'ha già paragonata alla grande marcia su Washington in cui il 28 agosto del 1963 Martin Luther King prununciò il celebre discorso I have a dream. Un paragone forse troppo azzardato, bisogna dirlo.
All'appello di Teresa Shook hanno aderito personalità del mondo dello spettacolo, musicisti, attori, da Scarlett Johansson, alle protagoniste della fortunata serie tv 'Orange is the new black', da Demi Moore a Cher. E tanti influencer che hanno rilanciato la marcia sui loro profili social, come Janelle Monae (con 1 milione e mezzo di follower su Instagram) e KT Turnstall (che si esibiscono in piazza a Washington, vicino Capitol Hill).
La marcia anche in Italia e nel resto del mondo
L'iniziativa ha varcato i confini nazionali ed è arrivata anche in Italia. Manifestazioni si sono svolte a Roma e Milano. "I diritti delle donne sono diritti umani, 'Dump Trump' (scarica Trump) gli slogan sui cartelli. Proteste si sono svolte in Australia e Nuova Zelanda: a Sydney 3mila persone hanno marciato nel parco di Hyde fino al consolato americano; ad Auckland in 2mila hanno manifestato fin davanti alla sede diplomatica Usa. Manifestazioni anche in numerosi Paesi europei, in Sudafrica e in Canada.
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Perché questa marcia
Una marcia contro la misoginia, il fanatismo, contro chi ha "insultato immigrati, musulmani, omosessuali, neri e disabili" sono le motivazioni che accomunano tutti i partecipanti. Insomma, una protesta che ha l'obiettivo di mandare un messaggio chiaro al nuovo presidente, nel suo primo giorno in carica: "I diritti delle donne sono diritti umani. Noi siamo insieme, difendere i più emarginati è difendere tutti noi". Sul sito ufficiale womensmarch.com sono state pubblicate tutte le informazioni e link per scaricare l'app, la 'guida' per protestare e il collegamento alla pagina Facebook guardare i livestream delle manifestazioni.
Due to the large crowd on hand, today's Woman's March has been changed to a Rally. pic.twitter.com/IjVelFUrLu
— Chicago Police (@Chicago_Police) 21 gennaio 2017
John Kerry spent his first day as a private citizen after 34 years at the #WomensMarch. pic.twitter.com/qC19Uy9kfg
— Marv (@Marv_Vien) 21 gennaio 2017
Checking in from the #womensmarch in ANTARCTICA! #womensmarchglobal pic.twitter.com/42OdhLGq48
— Womens March Global (@WM_Global) 21 gennaio 2017
Per approfondire
The New Yorker - THE SOMEHOW CONTROVERSIAL WOMEN’S MARCH ON WASHINGTON
BuzzFeed - Live Updates: Tens Of Thousands Of Women Expected To Protest Trump