Roma – Nel Paese in cui si muore – letteralmente – per il troppo lavoro, tanto da aver coniato uno specifico vocabolo (karoshi), il colosso Yahoo punta introdurre in Giappone la settimana lavorativa di 4 giorni. L’obiettivo è duplice: migliorare la qualità della vita dei dipendenti e tagliare i costi in azienda, pur senza sacrificare la produttività. Se viene accertato che un dipendente morte di superlavoro, può costare molto, molto caro: i familiari della vittima ricevono dallo Stato un risarcimento di 20mila euro per ogni anno di lavoro, mentre l’azienda deve sborsare 1,5 milioni di euro.
“Concedendo agli impiegati la libertà di gestire il proprio lavoro, auspichiamo che questi possano scegliere uno stile che permetta loro di dare il massimo. E questo migliorerà la produttività”, ha spiegato la portavoce della società. Megumi Yagita, all’agenzia Bloomberg.
Il troppo lavoro uccide, il Giappone fa i conti con la sindrome karoshi
Non è la prima iniziativa di Yahoo Giappone a favore del lavoro ‘liquido’: il colosso permette già ai suoi 5.800 impiegati di lavorare da casa cinque giorni al mese, mentre coloro che vivono in zone lontane dalla sede hanno diritto a un rimborso di 15mila yen (123 euro) per l’abbonamento del treno.
Non solo Yahoo, Tokyo scommette sul Premium Friday
Allarmati dai dati in crescita delle “morti per il troppo lavoro”, il governo giapponese, insieme a gruppi finanziari e aziende, lancerà a febbraio la campagna “Premium Friday” per incoraggiare le compagnie a lasciare che i lavoratori escano prima l’ultimo venerdì del mese.
Karoshi,un killer che ha ucciso 30mila persone in 20 anni
Con 2.310 morti da marzo 2014 a marzo 2015 (fonte: Consiglio Nazionale di difesa delle vittime di karoshi), tra cui moltissimi giovani, il karoshi è tristemente entrato di diritto nell’elenco delle cause di morte del Paese. Che muoiano di infarto, di crisi respiratorie, problemi cerebrali o che scelgano di mettere fine alle sofferenze con il suicidio, a uccidere le vittime è sempre lo stesso killer: l’eccesso di lavoro. Il fenomeno non è nuovo ma in netto aumento, basti pensare che dal si sono registrati 30mila casi di karoshi.
Secondo quanto stimato dall'Organizzazione internazionale del Lavoro, (ILO), al Giappone spetta il primato per numero di dipendenti che superano le 50 ore a settimana (28,1 per cento). In Italia la cifra si aggira attorno al 4,2%. Tanto che nella classifica di Oecd (Organisation for Economic Co-operation and Development) che misura l’equilibrio tra lavoro e vita privata, il Giappone si piazza tra i Paesi più insoddisfatti, insieme alla Turchia, al Messico e alla Corea. A dare ragione ai lavoratori, è arrivato anche a novembre il primo libro bianco sul karoshi, secondo cui in un azienda su 4 i dipendenti superano le 80 ore di straordinario al mese.
Un’eredità degli anni ‘80
La cultura del (troppo) lavoro iniziò negli anni ’70, quando le paghe erano relativamente basse e gli impiegati intenzionati a portare a casa qualcosa in più. Ma fu negli anni ’80 che si assistette a un vero e proprio boom, mentre il Giappone si imponeva nella scena mondiale come la seconda potenza economica. Nemmeno lo scoppio della bolla speculativa degli anni ’90 servì a mandare in pensione la tendenza a lavorare oltre ogni limite umano, tutt’altro: mentre le società lavoravano alla ristrutturazione, gli impiegati tentavano di tenersi stretto il posto fermandosi in ufficio ben oltre l’orario. Oggi il superlavoro è talmente radicato nella mentalità giapponese che è diventata una priorità del governo tentare di a sradicarlo a colpi di iniziative e proposte di leggi, come quella di fissare un tetto alle ore lavorative settimanali che ancora manca.
Per approfondire:
Quartz: Yahoo Japan is considering cutting the work week down to four days