Strage al Cairo, cristiani di nuovo nel mirino 
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Strage al Cairo, cristiani di nuovo nel mirino 
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  • I testimoni, "un colpo ad al Sisi"
    "E' un attacco suicida, molto probabilmente è stata una donna", ha detto una fedele copta presente sul posto. L'attacco "arriva dopo altri due attentati a Giza e a Kafr Sheik (costati la vita a sei agenti di polizia e un civile) e dopo la condanna a morte di Adel Habarah", ha affermato Hany Gaballah, un altro fedele presente sul luogo dell'esplosione. "L'attentato è un messaggio per il presidente Abdel Fatah al Sisi dopo la condanna a morte di Habarah", ha spiegato Gaballah che ha partecipato sempre ieri a una manifestazione spontanea contro il terrorismo davanti alla cattedrale. "Ci hanno colpiti perché sosteniamo al Sisi", ha aggiunto. Ieri la Corte di cassazione egiziana ha confermato la pena capitale per Habarah, accusato di un massacro a Rafah nell'agosto del 2013, in cui morirono 25 agenti di polizia.
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  • L'esplosione, venti chili di esplosivo
    Nell'attentato sono stati usati venti chilogrammi di esplosivo Tnt-C4 (esplosivo al plastico). Artificieri delle forze di sicurezza egiziane hanno usato dispositivi ad hoc per individuare altre potenziali bombe nella cappella in cui è stato collocato l'ordigno esploso domenica.
  • Copti nel mirino, 40 attacchi in 3 anni
    La Cattedrale Copta di San Marco in Abassiya teatro dell'attacco è la più antica chiesa d'Africa e la sede del Papa di Alessandria, patriarca dell'intero continente. I copti (parola che significa 'egiziano': i cristiani d'Egitto si identificano come cristiani copti) sono una comunità cristiana con radici millenarie che vanta 10 milioni di fedeli, moltissimi appartenenti alla diaspora, che formano il 10% della popolazione del Paese a stragrande maggioranza musulmana. Dalle Primavere Arabe del 2011 e dalla cacciata di Hosni Mubarak, che godeva del sostegno dell'ex patriarca Shenouda III, i copti hanno vissuto in uno stato di crescente tensione che ha avuto il suo apice durante il periodo del governo del presidente islamista, Mohamed Morsi. Solo dal 2013 vi sono stati una quarantina fra aggressioni di cristiani e attacchi a chiese, in pratica un episodio al mese, con decine di morti. L'epicentro delle violenze è l'Egitto rurale e in particolare la regione di Minya, il turbolento governatorato con il mix esplosivo di un 35% di popolazione cristiana e un forte radicamento jihadista.
  • Al Sisi e la comunità cristiana
    Il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, che ha destituito Morsi promettendo di ripristinare l'ordine e di proteggere le minoranze, ha ribadito anche recentemente che gli egiziani "sono tutti uguali nei loro diritti e nei loro doveri, in accordo con la Costituzione" e ha lodato la calma e la saggezza con cui la comunità cristiana sta rispondendo alle violenze. Una legge per punire ogni atto che mina all'unità nazionale e per allentare le limitazioni per la costruzione di nuove chiese è all'esame del Parlamento.
  • I Copti, un ruolo chiave nell'economia
    I copti sono una minoranza che ha sempre avuto un ruolo chiave nell'economia e nell'establishment dell'Egitto, anche se molti di loro oggi vivono sotto la soglia di povertà. Sono cristiani la maggioranza degli orafi e la gran parte degli impiegati nel settore farmaceutico del Paese, così come alcune delle famiglie più ricche dell'Egitto come i Sawiris, che controllano il gigante delle telecomunicazioni Orascom. Dinastie di copti hanno ricoperto incarichi politici di primo piano: un membro della famiglia Boutros Ghali ha sempre fatto parte dei vari governi prima della caduta di Mubarak e un suo esponente, Boutros Boutros Ghali, è stato ministro degli Esteri prima di diventare segretario dell'Onu.


    Per approfondire:
    DailyMail - Who are Egypt's Coptic Christians?
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