Roma - La sua storia ha commosso il mondo, oltre 230mila persone la seguono su Twitter e per lei si è mossa anche J.K.Rowling. Bana Alabed, la piccola siriana che racconta la quotidianità di Aleppo sotto le bombe, ma non sono in pochi a sollevare dubbi sulla sua autenticità e c'è chi, come Il Foglio, rigetta come "esercizio assurdo e ideologico" il paragone con Anna Frank.
Bana ha solo 7 anni. Ma la guerra in Siria l'ha fatta crescere in fretta. E ancora più in freetta è cresciuta la sua popolarità, tanto che sulla rete si moltiplicano i suoi sostenitori, ma anche chi sostiene che il suo account sia un fake. Commenti troppo sofisticati, analisi troppo puntuali, insinuano. E soprattutto una cronaca troppo lucida di quell'incubo che miete molte vittime tra i bambini "Fermate la guerra, vogliamo la pace, come farò a diventare un'insegnante come mia madre. Il mio sogno morirà con le bombe", invoca la piccola Bana.
Il profilo scuro di una casa. La chioma di un albero. E, nel cielo buio della notte, una sfera di luce accecante. "Amici miei non è la luna. E' una bomba che sta cadendo proprio ora. Pregate per noi stanotte. Ho paura".
My friends this is not the moon, this is bomb falling now. Please pray for us tonight. I am afraid. - Bana #Aleppo pic.twitter.com/1jpy87rSrn— Bana Alabed (@AlabedBana) 23 novembre 2016
Di lei sappiamo poco, se non che vive con la mamma Fatimeh (un ex'insegnate di inglese che materialmente gestisce il suo account) nella parte orientale di Aleppo, che è controllata dai ribelli. Ha due fratellini, entrambi nati durante il conflitto e che, dunque, non hanno mai conosciuto la pace. E non può più andare a scuola a causa dei continui bombardamenti. "Nessuno va a scuola qui se non pochissimi bambini", spiega.
Si sa anche che Bana ha perso la sua migliore amichetta, la cui casa è stata distrutta in un bombardamento. "Questa è la casa della mia amica che è stata bombardata. Lei è stata uccisa. Mi manca tantissimo", si legge in un tweet del 26 settembre.
Bana suscita forti emozioni. Perché scrive con il linguaggio semplice e diretto dei bambini. E perché è la testimonianza vivente dell'orrore che sta accadendo in Siria. Forse per questo sono nati alcuni fake che la imitano. Per non parlare dei troll che dubitano della sua esistenza e cercano di infangarla. Come un certo Banana Alabed che, con evidente sfottò, ringrazia il governo siriano perché "assicura internet 24 ore su 24 in una zona di guerra". La madre è stata addirittura costretta a rivolgersi a Twitter perché distinguesse il loro account ufficiale da due fake che "ci stanno creando seri problemi".
I live East #Aleppo, and I'd like to give credit to Syrian government for providing 24/7 Internet to a war zone! #SaveAleppo #BanaAlabed— ☝BananaAlabed (@alabed_banana) 5 ottobre 2016
"Nessuno sa che la mia vita è difficile quando sorrido". Bana risponde così, postando una foto in cui, dietro il sorriso sincero da bambina, si intravede un dentino caduto. Nello scatto indossa una felpa verde con Hello Kitty che canta sotto la pioggia. E, come sempre, sfoggia le amatissime trecce.
No one knows my life is difficult when I smile. - Bana #Aleppo pic.twitter.com/1ZsaMkqHTD— Bana Alabed (@AlabedBana) 19 novembre 2016
"Buongiorno da Aleppo. Siamo ancora vivi. Bana".
A essere preoccupati, non solo per la sua sorte, sono la stampa internazionale e le organizzazioni umanitarie. I primi temono di dare eco a un personaggio che potrebbe rivelarsi fasullo come la 'lesbica di Damasco' che nel 2011 si rivelò essere un quarantenne che postava dall'americanissimo stato della Georgia. Le seconde hanno paura che l'ondata di indignazione e commozione sollevata dai casi di Aylan Kurdi e Omran Daqneesh si infranga su un caso costruito a tavolino.
Il New York Times ha incrociato la geolocalizzazione dei video di Bana con i luoghi dove lei e sua madre affermano di essere e in alcuni casi e coincidono, ma questo non impedisce che alcuni tweet possano essere stati postati da altri con le sue credenziali.
Ma nel frattempo ogni suo silenzio più lungo di un paio di giorni getta nell'ansia i suoi follower. L'ultimo, firmato dalla madre, è del 7 dicembre e racconta della presa del quartiere in cui vivono da parte dell'esercito regolare. "Siamo intrappolate in un bombardamento che va avanti dalla notte scorsa" scrive Fatemah.
http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/12/07/news/no-la-bambina-siriana-che-twitta-non-e-la-nuova-anne-frank-109961/
@Stillicris