di Alessandra Spalletta
Roma - La Sardegna "ha fatto innamorare" il presidente cinese, Xi Jinping, rimasto "colpito dalla sua bellezza e storia", e il caloroso incontro con il premier Matteo Renzi ha confermato che "c'è molta chimica tra i due leader". Lo racconta ad AgiChina l'ambasciatore italiano in Cina, Ettore Sequi, il quale era tra i 12 invitati della riservatissima cena di mercoledì sera al Forte Village di Pula a base di tempura. I due leader si erano già visti all'inizio di settembre in Cina a margine del G20 nella città orientale di Hangzhou e mercoledì, per la prima volta da quando ha assunto la carica di presidente cinese, Xi ha toccato il suolo italiano per un transito tecnico.
"L'incontro di Pula ha confermato che tra i due esiste una buona chimica", ha detto Sequi. Era quindi un'atmosfera positiva quella che si respirava a Cagliari: "la Sardegna - ha detto Sequi - ha fatto innamorare Xi, il quale è rimasto colpito dalla sua bellezza e storia". "Un colloquio di mezz'ora e poi la cena che si è protratta più a lungo del previsto" quasi a sottolineare il carattere "personale e caloroso" dell'incontro, cui erano presenti anche le due mogli, Peng Liyuan e Agnese Renzi. Ma al di là della cornice informale e calorosa, secondo Sequi il vertice sardo ha avuto un doppio merito politico: "Da un lato ha rinsaldato il rapporto tra i due Paesi, dall'altro è stata l'occasione per parlare sia di temi di attualità internazionale sia di opportunità nei rapporti bilaterali nel solco dei colloqui avviati a margine del G20. Non a caso il messaggio che traspariva dai media cinesi all'indomani della visita in Sardegna di Xi Jinping, era di intensificare la cooperazione tra Italia e Cina e puntare su un ruolo più importante dell'Italia nell'iniziativa di sviluppo infrastrutturale tra Asia ed Europa "One Belt, One Road", lanciata dal presidente cinese nel 2013.
Onorato di aver accolto con Agnese il Presidente Xi Jinping e sua moglie Peng Liyuan in Sardegna #italiacina pic.twitter.com/Vzp21FmsPN
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 17 novembre 2016
Lo stesso premier Matteo Renzi, intervistato giovedì dal direttore dell'emittente sarda Emanuele Dessì, ha definito "Una scelta importante quella del presidente Xi Jinping di venire in Sardegna: si apre una 'nuova via della seta' che vuol dire tante cose, vuol dire scambi commerciali ed economici, scambi di innovazione tecnologica ma vuol dire anche turismo, e agroalimentare".
Nuova via della seta, dunque, sinonimo di progetti concreti per il nostro paese che "fin dall'inizio ha manifestato interesse per questa iniziativa", ha sottolineato Sequi. "L'Italia è stata uno dei membri fondatori della banca asiatica per gli investimenti nelle infrastrutture (Aiib, Asian Infrastructure Investment Bank) con una quota del 2% - ha ricordato l'ambasciatore - oltre al fatto di rappresentare potenzialmente il terminale della nuova via della seta, e mi riferisco in particolare alla cintura marittima, alla portualità nazionale: i porti dell'Adriatico sono uno sbocco più facile al centro Europa rispetto ad altre vie alternative". E' evidente, dunque, l'interesse italiano a far parte di questo progetto, che oggi i cinesi riconoscono a pieno. Eppure, hanno sottolineato alcuni detrattori nei giorni scorsi, il presidente cinese non ha ancora scelto l'Italia per una visita di Stato e da parte italiana sembra mancare una strategia chiara verso la Cina. Sequi respinge queste accuse: il vertice di Pula conferma l'interesse reciproco, e strategico, tra i due paesi. Basta pessimismo: "C'è un desiderio condiviso, emerso chiaramente nei recenti colloqui, di stringere le relazioni bilaterali con una proiezione internazionale, anche in ambito europeo per favorire il dialogo su tematiche di interesse comune (la Cina fatica a ottenere dalla Commissione europea lo status di economia di mercato, ndr)".
Non solo. Se si parla di strategia, Sequi è convinto che invece per la prima volta l'Italia sta esprimendo una visione chiara sul gigante asiatico, finalmente non frammentata, di medio e lungo periodo. "La strategia dell'Italia in Cina si concretizza nella formula del 'road to 50', il percorso lanciato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, di collaborazione tra i due Paesi in vista dei cinquanta anni di relazioni diplomatiche, che ricorrerà nel 2020, a compimento del Tredicesimo piano quinquennale di Pechino".
Proprio all'interno delle priorità fissate dal piano quinquennale, esistono campi di collaborazione concreti e oggettivi: "I cinesi riconoscono che l'Italia è uno dei paesi con il sistema sanitario tra i più efficienti al mondo a parità di spesa (lo dicono anche le statistiche americane, come Bloomberg), e di salute Xi e Renzi hanno discusso sia ad Hangzhou sia a Pula". Ambiente e tecnologie verdi rappresentano un secondo campo di collaborazione:
"L'Italia possiede tecnologie tra le più sviluppate al mondo, che fanno gola ai cinesi i quali stanno investendo massicciamente sull'efficienza energetica", ha sottolineato Sequi. Altro tema, legato a doppio filo alla sanità, e' la sicurezza alimentare, perché "la prevenzione è una delle priorità sottolineate dal presidente cinese".
Un altro fronte sul quale i cinesi vogliono collaborare con noi è l'innovazione. "La prospettiva è ampia, e lunga". Anche di continuità tematica tra il G20 sotto la presidenza cinese e il G7 nel 2017 che sarà sotto la presidenza italiana, come lo sviluppo inclusivo. "Non dimentichiamo - ha aggiunto Sequi - la possibilità di collaborazioni triangolari su alcune regioni, come l'Africa, da cui provengono molti flussi migratori e che sono per l'Italia, dunque, di interesse strategico".