Pechino - La morte del re della Thailandia, Bhumibol Adulyadej, lascia la Cina senza uno degli amici di più vecchia data, che ha incontrato tutti i leader cinesi che si sono succeduti a Mao Zedong. Il primo fu l'ex leader Deng Xiaoping, succeduto a Mao nel 1978, tre anni dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Bangkok e Pechino. Nel 1999, il re della Thailandia aveva incontrato il successore di Deng, Jiang Zemin, e due anni più tardi fu il turno del primo ministro cinese di allora, Zhu Rongji. Anche i due successori di Jiang Zemin alla guida del partito e dello Stato in Cina, Hu Jintao e Xi Jinping (quest'ultimo oggi in visita ufficiale nella vicina Cambogia) erano stati ricevuti da re Bhumibol, rispettivamente nel 2000 e nel 2011, ma entrambi con la carica di vice presidenti all'epoca dell'incontro con il sovrano. Della Cina, Bhumibol era soprattutto interessato ai progressi nell'agricoltura e nella gestione delle risorse idriche, temi a cui si era dedicato personalmente per il suo Paese. Durante i settant'anni di regno di Bhumibol la percezione della Cina è cambiata molto: inizialmente diffidente della Cina comunista e dell'espansionismo sovietico, avvertiti come minacce, e a lungo alleato con gli Stati Uniti, la Thailandia è oggi un forte alleato di Pechino nel sud-est asiatico, e la Cina rappresenta un partner commerciale di primo piano per la Thailandia. Un simbolo del legame tra i due Paesi è la principessa Sirindhorn, secondogenita del re, che parla correntemente cinese ed e' stata in visita in Cina diverse volte.
IL LEGAME CON LA CINA
Proprio nelle ultime settimane, due episodi hanno segnalato buoni rapporti tra i due Paesi. La prima occasione è stata durante il vertice Asean di Vientiane in Laos, a inizio settembre: il generale Weerachon Sukondhapatipak ha dichiarato che Bangkok "sostiene gli sforzi" di Pechino per mantenere la pace nel Mare Cinese Meridionale, nonostante la sentenza contraria alla Cina della Corte Permanente di Arbitrato dell'Aia che ha negato la validita' di ogni rivendicazione territoriale di Pechino in quelle acque. La seconda, solo pochi giorni fa, quando la polizia aeroportuale di Bangkok ha impedito l'ingresso nel Paese all'attivista di Hong Kong, Joshua Wong, e lo ha tenuto in detenzione per dodici ore prima di rimetterlo su un aereo e rispedirlo nell'ex colonia britannica. Dietro l'incidente ci sarebbe stata la volontà di Pechino, secondo quanto dichiarato da un funzionario di polizia thailandese, che avrebbe chiesto alla Thailandia di impedire l'ingresso all'attivista. Di ritorno a Hong Kong, Wong ha accusato la Thailandia di averlo incarcerato illegalmente, ma il commento del primo ministro thailandese, Prayut Cha-o-cha, è stato raggelante. "E' già tornato in Cina. I funzionari ne hanno richiesto il rientro. E' un problema loro: non lasciamoci coinvolgere troppo".
IL FUTURO DELLE RELAZIONI IN MANO AL NUOVO SOVRANO
La notizia della morte del re della Thailandia è stata data in un flash dall'agenzia Xinhua, anche se mancano ancora le prime reazioni ufficiali alla morte del sovrano di piu' lungo corso al mondo. Il nuovo sovrano che succederà a re Bhumibol, il principe Maha Vajiralongkorn, designato oggi, non ha con i vertici cinesi un legame molto stretto: è stato a Pechino due sole volte, nel 1987 e, l'ultima, nel 1992. Toccherà a lui decidere se mantenere buoni rapporti con la Cina o se spostare l'asse delle relazioni estere del Paese di nuovo verso Washington. Sarà comunque difficile sganciarsi da Pechino, che anche in Thailandia sta investendo con forza: entro la fine dell'anno è previsto l'avvio della prima fase di costruzione della ferrovia ad alta velocita' che collegherà i due Paesi. A margine del G20 di Hangzhou, in Cina orientale, il primo ministro thailandese aveva discusso del progetto con il presidente cinese, Xi Jinping: la ferrovia deve andare avanti, aveva sottolineato Prayut, anche se occorrera' mettere da parte alcune "questioni legali" relative ai finanziamenti e ai materiali da utilizzare per la costruzione. (AGI)