Roma - Era il 28 agosto del 1963 quando, a conclusione di una marcia sui diritti civili a Washington, il reverendo Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, affidò ai posteri uno dei discorsi politicamente piu' forti della storia. "I have a dream", il sogno di un giorno in cui il Mississipi si sarebbe diventato uno stato di libertà; in cui non si sarebbe stato piu' giudicato il colore della pelle; in cui 'i luoghi scabri sarebbero tornati fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati, ha ancora oggi un fortissimo potere evocativo, un'icona universale della libertà degli uomini. Martin Luther King lo pronuncio davanti al Lincoln Memorial di Washington, davanti a 250mila persone, e sapeva già di lasciar eun segno indelebile: "Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la piu' grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro Paese" disse infatti.
Un discorso che fu nel tempo analizzato da linguisti, filosofi, teologi, esperti di comunicazione e che fu fonte di ispirazione di molti politici, tra cui lo stesso presidente Usa Barack Obama. John Fitzgerald Kennedy, che segui' il discorso in diretta tv, fu sconvolto dalla bravura mediatica del reverendo. Il testo, che durò 17 minuti e di cui solo i primi sette paragrafi erano preparati, Luther King lo aveva buttato giu' appena arrivato a Washington per la marcia. Chiamo' i suoi assistenti nella lobby per consigli e Mathalia Jackson, la grande cantante gospel, gli disse: "Parla del sogno Martin! Parla del sogno!". Martin cerco' allora tutta la notte il ritmo gospel del discorso che fini' di scrivere alla quattro di mattina. Solo anni dopo, nel 2003, il premio Pulitzer David Garrow, noto' che Luther King aveva in realtà usato la frase I have a dream" almeno quattro volte in discorsi precedenti. Ma alle 250mila persone presenti nel 1963 l'intervento sembro' nuovo di zecca e 53 anni dopo ancora commuove e fa sognare. (AGI)