Roma - I piu' felici al mondo? I danesi. I piu' tristi? I siriani afflitti da 5 anni di guerra e, ancor di piu', gli abitanti del Burundi. La quarta edizione del World Happiness Report non presenta grandi sorprese rispetto all'anno scorso. Soprattutto per l'Italia che mantiene la sua deludente 50esima posizione, preceduta - fra gli altri - Malaysia, Nicaragua e Uzbekistan. Lo studio e' stato presentato oggi a Roma in vista della Giornata Mondiale della Felicita' delle Nazioni Unite, che cade il 20 marzo, ed e' prodotto dal network Onu 'Sustainable Development Solutions Network' (SDSN) incrociando i dati di 157 Paesi tra il 2013 e il 2015.
Il Rapporto 2016 individua i primi 10 paesi nelle stesse posizioni dello scorso anno anche se l'ordine in classifica e' cambiato nuovamente: la Danimarca riconquista il primo posto, seguita da Svizzera, Islanda e Norvegia. Seguono nelle 'pagelle' Onu Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Gli Stati Uniti si classificano al 13esimo posto, due posizioni piu' in alto rispetto allo scorso anno. Solo 16esima la Germania mentre la Francia e' al 32esimo posto e la Spagna al 37esimo. Tra gli ultimi, Ruanda, Benin, Afghanistan e Togo che precedono i due Paesi che chiudono la classifica, appunto Siria e Burundi.
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Nel documento si sottolinea che i 10 Paesi che hanno subito il maggior declino nella valutazione media soffrono di una "combinazione di stress economici, politici e sociali". Fra questi vi sono Grecia, Italia e Spagna, che figuravano tra i 4 Stati dell'Eurozona (c'era anche il Portogallo) la cui "esperienza post-crisi era gia' stata analizzata in dettaglio nel rapporto 2013". Gli altri sono Ucraina, India, Venezuela, Arabia Saudita, Egitto, Yemen e Botswana. Il documento e' stato curato da John F. Helliwell della University of British Columbia; Richard Layard, direttore del Well-Being Programme presso LSE's Centre for Economic Performance; Jeffrey Sachs, direttore del Earth Institute e SDSN.
"La misurazione della felicita' percepita e il raggiungimento del benessere dovrebbero essere attivita' all'ordine del giorno di ogni nazione che si proponga di perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile" - ha affermato Sachs - Infatti gli obiettivi stessi comprendono l'idea che il benessere umano dovrebbe essere promosso attraverso un approccio olistico che combina obiettivi economici, sociali e ambientali. Al posto di un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica, dovremmo promuovere societa' prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale". Quest'anno, per la prima volta, il Rapporto sulla Felicita' affida un ruolo speciale alla misurazione e alle conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione del benessere tra i paesi.
Nelle precedenti edizioni gli autori avevano sostenuto che la felicita' fornisse un migliore indicatore del benessere umano rispetto a reddito, poverta', educazione, salute e buon governo, misurati separatamente. Ora emerge che la disuguaglianza nella felicita' fornisce una misura piu' ampia della disuguaglianza in senso stretto. Risulta che le persone sono piu' felici vivendo in societa' in cui c'e' meno disuguaglianza di felicita'. Si evidenzia anche che la disuguaglianza di felicita' e' aumentata in modo significativo (confrontando il periodo 2012-2015 rispetto al 2005-2011) nella maggior parte dei paesi, in quasi tutte le regioni del mondo, e per la popolazione del mondo nel suo complesso. Come nei rapporti precedenti, lo studio esamina i trend dei dati registrando come le persone valutano la loro vita su una scala che va da 0 a 10. Sette variabili fondamentali spiegano i tre quarti delle variazioni nei punteggi annuali medi nazionali: il PIL reale pro capite, l'aspettativa di vita in buona salute, l'avere qualcuno su cui contare, la liberta' percepita nel fare scelte di vita, la liberta' dalla corruzione e la generosita'. (AGI)