Kilis-Oncupinar (Turchia) - E' impossibile quantificare il numero di ambulanze che, negli ultimi 5 anni, dal confine siriano ha raggiunto l'ospedale di Kilis, a 8 km dal confine siriano di Bab al Salam. La frequenza con la quale le sirene si susseguono in un andirivieni senza fine ha segnato l'andamento del conflitto nella zona di Aleppo, che da qui dista appena 60 chilometri.
L'intensificarsi dei bombardamenti russi nella provincia di Azaz, nel nord della seconda città più grande della Turchia, ha fatto registrare negli ultiomi giorni un aumento dei feriti trasportati all'ospedale di Kilis e una crisi umanitaria che per il momento riguarda almeno 70mila persone. Entrare nell'ospedale non è facile: l'apparato di sicurezza predisposto dalle autorità turche è capillare e la trafila burocratica per ottenere un'autorizzazione, lenta e macchinosa.
Alla fine, la firma del governatore provinciale, è il passeportout per entrare nel nuovo reparto di emergenza, frutto di un ampliamento della struttura realizzato nell'ultimo anno: 15 minuti in una stanza e Ibrahim, combattente di Jabat al Shamia, una delle numerose sigle che compongono il cosidetto Free Sirian Army, Esercito Libero Siriano (Els), racconta di sè all'Agi: Ibrahim ha 25 anni, è stato ricoverato 4 giorni fa, dopo essere stato ferito durante un raid dell'aeronautica russa nella zona a nord di Azaz ad appena 25 chilometri dal confine.
"Molta gente aveva già abbandonato la città: non era la prima volta che i russi attaccavano la nostra zona, io sono rimasto insieme agli altri miei compagni per difendere Azaz, ma non abbiamo contraerea adeguata". Una bomba esplosa a pochi metri da lui gli ha lasciato varie schegge nella gamba sinistra, operata in Turchia. "Non ricordo bene quel momento, ricordo di aver ripreso coscienza per poco durante il trasporto, poi di essermi risvegliato in un letto, mi hanno detto che ero in Turchia, che era tutto finito". Una verità che invece di tranquillizzarlo lo getta però nello sconforto perchè significa sconfitta: "è inaccettabile quello che sta facendo la Russia, è inaccettabile che Bashar el Assad ritorni al potere".
Si aspetta poco anche da Usa ed Europa: "Non mi aspetto nulla, anche perchè ci sono dei gruppi finanziati dagli americani per combattere il regime, che poi in realtà combattono le forze di opposizione. Cosi come la Russia, arrivata in Siria per combattere l'Isis: non ha sganciato neanche una bomba sui jihadisti".
Ibrahim esclude anche che un intervento dell'Arabia Saudita possa in qualche modo facilitare la situazione: "I sauditi? Non credo arriveranno: loro parlano, parlano, ma non agiscono mai".E alla domanda su cosa si aspetti dall'alleanza sunnita è altrettanto lapidario: "Prima di questa guerra, in Siria cristiani, sunniti, sciiti, ed ebrei vivevano in pace: è Assad che ha portato il conflitto sul piano religioso, anche perchè le sue truppe di terra sono aiutate dagli Hezbollah libanesi e soprattutto dall'Iran".
Il combattente usa il termine "fitna" che denota un conflitto interno: "Questo è ciò che ha voluto creare Assad, l'unica strada che aveva per potersi sentire legittimato a rimanere in carica come presidente, spalleggiato da Russia e Iran".
Perchè la Siria abbia un futuro, secondo Ibrahim, è bene che il territorio smetta di essere nelle mire di potenze straniere: "Devono andare via tutti, Assad per primo, solo allora ci si potrà sedere attorno a un tavolo e decidere del futuro del Paese". Ibrahim è deluso soprattutto dagli altri Paesi musulmani, perchè "a parte la Turchia, cui i siriani saranno grati per sempre, nessuno ha fatto nulla".
Mentre per le altre potenze il monito è chiaro : "Occupare la Siria darà loro solo grossi guai. Ci aiutino a liberarci di Assad, ci aiutino a cambiare pagina; i siriani sono stanchi della guerra, la gente ha pagato abbastanza, ora vuole solo vivere". (AGI)