di Nuccia Bianchini
Roma - "Un'azione militare per sconfiggere l'Isis in Libia? L'Isis si sconfigge con il lavoro dell'intelligence e con la forza delle idee". All'indomani della formazione del governo di unita' nazionale libico, e' arrivato a Roma Haithem Kamoka, direttore generale del canale nazionale libico Kanat Libya al Watania, un'emittente ormai concentrata sullo sforzo di sensibilizzare il popolo libico sui rischi dell'affiliazione ai gruppi islamisti piu' radicali. "Il Daesh", dice Kamoka usando l'acronimo in arabo dell'Isis, "non ha nulla a che fare con l'Islam".
Gli affiliati all'Isis "non sono rappresentanti dell'Islam" e quelli libici "non sono piu' di 200 o 300, 2mila/tremila se contiamo quelli arrivati dall'estero, tunisini soprattutto". Ma i governi europei, esorta, "devono collaborare con la Libia e non lasciarla sola, come accadde nel 2011: per questo devono tornare le ambasciate, devono tornare le societa' straniere. Tutto questo consolidera' il nuovo governo, la costruzione delle istituzioni libiche e la sicurezza del Paese". "La stampa internazionale - continua Kamoka - dovrebbe mettere in luce gli aspetti positivi del Paese: a Tripoli si vive ora come a Roma, anche facendo tardi la sera, e ci sono state partite di calcio (odiato dai jihadisti, ndr) senza alcuna tensione, tanto meno attentati".
Neppure quarantenne, alla guida dell'importante canale televisivo, Kamoka guarda al futuro della Libia, nonostante la perdurante crisi, con ottimismo: "I libici hanno molta fiducia che il nuovo governo annunciato dal premier Fayez al-Sarraj faccia uscire il Paese dal tunnel dell' instabilita'". Nonostante i dissidi interni al Parlamento di Tobruk che in quello di Tripoli, Kamoka ritiene sia possibile superare i contrasti. "Le due presidenze, sia del Parlamento di Tripoli che del Congresso nazionale libico, sono ostili a questo accordo, ma la maggior parte dei deputati e' favorevole. I libici sono perfettamente consapevoli dei vantaggi che ne deriveranno. E alla ratifica del governo aiutera' sicuramente anche il pieno sostegno dell'Onu con la minaccia di sanzioni per chiunque tenti di sabotare l'accordo". Kamoka invita a valutare con molta attenzione la strategia europea in Libia per contrastare l'avanzata jihadista e mette in guardia da un intervento militare. "Non possiamo dire che le minacce dell'Isis all'Italia non siano serie perche' abbiamo visto quel che e' successo in Francia, ma l'Isis va contrastato con un lavoro di intelligence piu' che con l'azione militare. Per sconfiggerlo, non c'e' solo l'opzione militare, c'e' bisogno soprattutto delle idee". E su questo, non solo i governi, ma anche la stampa internazionale - a suo giudizio - possono fare molto. "Gli europei devono sapere che in Libia gli affiliati all'Isis sono pochi, pochissimi: un'inezia rispetto al miliardo e mezzo di fedeli musulmani nel mondo. Il popolo libico, tiene a ricordare Komaka, e' per sua natura pacifico: "In questo momento in ogni casa libica c'e' un'arma. Eppure il tasso di criminalita' non e' aumentato. Ne' risulta che nessun libico si sia mai fatto saltare in aria: non ci sono stati kamikaze libici, ne' in Libia ne' fuori dalla Libia". La stampa europea deve fare attenzione a "non strumentalizzare il terrorismo dell'Isis a fini di propaganda contro l'Islam: non bisogna strumentalizzare le azioni dell'Isis per creare un nemico, l'Islam". Di piu': "La stampa internazionale deve fare attenzione a non addossare al solo Islam sunnita le azioni dell'Isis, perche' questo spinge a una radicalizzazione, fa si' che molti giovani sunniti si uniscano alle fila dell'Isis". E sottolinea: "Gli atti terroristici semplicemente non hanno religione: sono atti criminali, punto e basta". Ecco perche' Kamoka e' molto cauto quando si parla di intervento militare. "La settimana scorsa ci sono stati in Libia bombardamenti ad opera di 'ignoti': quindi l'operazione militare e' gia' cominciata. Io credo che si debba selezionare con grande attenzione gli obiettivi dei raid e comunque sono convinto che un'operazione militare di terra non avrebbe i risultati voluti". (AGI)
(22 gennaio 2016)