Roma - Sono le 11.20 del 7 gennaio 2015 quando due uomini incappucciati e pesantemente armati scendono da un auto in Rue Nicolas Appert, a Parigi, in cerca della redazione di Charlie Hebdo, il settimanale satirico finito nell'occhio del ciclone per aver pubblicato vignette su Maometto. Da li' ne usciranno mezz'ora dopo, lasciandosi dietro 12 morti, tra cui le principali firme del magazine, e dando vita a una fuga che si concludera' il 9 gennaio con la loro uccisione in una tipografia a Dammartin-en-Goele, nella regione Seine-et-Marne a nord-est della capitale francese, dove si erano asserragliati con un ostaggio. E' un attacco al cuore della Francia e alla liberta' d'espressione. La strage compiuta dai fratelli franco-algerini Kouachi, Said e Cherif, sconvolge il mondo, suscitando un'ondata di emozione che si riverbera sul web, dove in poche ore l'hashtag #JeSuisCharlie diventa virale. Alla manifestazione di cordoglio per le vittime (17 in tutto, compresi due poliziotti in servizio, la guardia del corpo del direttore del settimanale e le 4 vittime uccise nel supermercato kosher il 9 gennaio) partecipano oltre 2 milioni di persone con decine di capi di Stato e di governo in prima fila a portare solidarieta'.
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La mattina del 7 gennaio, al grido di Allah Akbar, sotto i colpi sparati dai due killer nella redazione di Charlie Hebdo muoiono in dieci: il direttore Stephane 'Charb' Charbonnier, la sua guardia del corpo, Franck Brinsolaro, Georges Wolinski, Bernard 'Tignous' Verlhac, Jean 'Cabu' Cabut, l'economista e vignettista Bernard Maris, Philippe Honore', Elsa Cayat, Michel Renaud e Mustapha Ourrad. Tra le vittime dell'attacco, anche il commesso all'ingresso, Frederic Boisseau, costretto a indicare loro la strada e poi ucciso, e l'agente di polizia Ahmed Merabe, che i due assassini incontrano lungo la strada e colpiscono a morte, ferendolo e poi finendolo con un colpo alla testa. I Kouachi si danno alla fuga a bordo di una Citroen che viene poco dopo abbandonata nel 19esimo arrondissement. Al suo interno gli investigatori troveranno la carta d'identita' di Said Kouachi. I due fratelli requisiscono quindi una Renault Clio, dicendo al giovane conducente di essere affiliati ad al Qaeda nella penisola arabica, e con questa si danno alla macchia. La polizia compie perquisizioni, anche a Charleville-Mezieres, vicino al confine con il Belgio, e a Reims. Il giorno dopo, le ricerche si concentrano sulla Piccardia, a meno di 90 chilometri da Parigi. Infine, il 9 gennaio, in mattinata, i due killer vengono individuati a Dammartin-en-Goele, nella regione Seine-et-Marne, barricati in una tipografia di cui hanno sequestrato il titolare. La zona viene circondata dalle forze speciali e isolata, nel pomeriggio il blitz conclusivo nel quale i due fratelli trovano la morte. Intanto nella zona est di Parigi e' in corso un altro dramma: l'attacco a un supermercato kosher da parte di un uomo armato, che prende in ostaggio diverse persone. Si scopre che si tratta dello stesso autore dell'omicidio di una poliziotta, il giorno precedente, a Montrouge, quartiere meridionale della capitale. L'assassino, Amedy Coulibaly, si barrica nel negozio e rivendica il legame con i fratelli Kouachi. In contemporanea con il blitz a Dammartin-en-Goele, scatta anche l'operazione contro di lui, che viene colpito a morte, mentre gli ostaggi vengono liberati. Nel supermercato kosher, le forze speciali troveranno i corpi di 4 persone. In tutto, le vittime della furia del terrorismo islamico tra il 7 e il 9 gennaio sono 17. (AGI)
(7 gennaio 2016)