Roma - "Il vino europeo, e quello italiano in particolare, e' per eccellenza un prodotto "glocal" perche' trova nel locale, cioe' nei territori, la sua forza. Tuttavia grazie alla sua capacita' espressiva di cultura e di tradizione (in una parola, di "terroir") e' intellegibile a livello globale e sa superare anche i limiti culturali di alcuni Paesi: anche laddove il vino non e' culturalmente accettato, sono presenti "nicchie di globalita'" e di apprezzamento, come nella filiera del turismo, nei duty free shop o nei club internazionali". Lo ha detto Sandro Boscaini, Presidente dell'azienda vitivinicola veronese Masi Agricola - quotata sul mercato AIM Italia - che e' intervenuto a Milano al convegno "Truth about global brands", dedicato ai brand che oggi devono affrontare le sfide di un mercato sempre piu' globalizzato portando la sua testimonianza come rappresentante di un marchio veramente internazionale.
In virtu' del successo in quasi 100 Paesi con una quota export di oltre il 90% del fatturato, Masi ha contribuito nel raccontare come un marchio fortemente territoriale e ricco di valori riesca a confrontarsi sempre meglio a livello globale e a farsi strada tra le differenti culture nel mondo. Boscaini ha poi spiegato la differenza tra i brand di vini del Vecchio e del Nuovo Mondo. A differenza dei brand del Nuovo Mondo, dove il vino si fonda prevalentemente su parametri tecnici, nella vecchia Europa i marchi sono strettamente legati al territorio di produzione e sono espressione della cultura e della tradizione locale, come da sempre per i vini veneti, veronesi e di Masi. In questo contesto, dunque, la promozione del brand individuale va di pari passo con la promozione del brand collettivo, cioe' con la denominazione. Le tante denominazioni fanno si' che il panorama del vino italiano si presenti come un bouquet di tanti fiori diversi: ognuno di essi rappresenta i terroir di eccellenza del nostro paese. (AGI)