Roma - "Sono solo canzonette" sosteneva Edoardo Bennato. Ma quelle "canzonette" trainano un mercato immenso che in un solo decennio, quello che va dal 1999 al 2009, e' stato stravolto nel profondo da una crisi senza precedenti. Con ripercussioni pesanti che trasformato le case discografiche, il rapporto tra artisti e fan, ha portato al tramonto del cd e al calo dei profitti. Il presidente di Sony Music Entertainment Italia Andrea Rosi racconta all'Agi i 10 anni (e poco piu') che hanno rivoluzionato il panorama musicale, perche' "quello della musica e' stato il primo settore dell'entertainment a vivere la profonda crisi che ora sta investendo il cinema, l'editoria".Una crisi non solo di mercato ma soprattutto di modello di business. "Le aziende - continua Rosi - fatturavano delle scatole piene di pezzi di plastica che venivano caricate sui camion e arrivavano in determinati punti vendita. Oggi invece ricevono rendiconti da Spotify".
Un vortice che ha risucchiato le case discografiche italiane: "Per loro sarebbe stato impossibile sopravvivere a questo enorme cambiamento. Come per ogni mercato che subisce un ridimensionamento, ci sono state delle aggregazioni. Le etichette indipendenti continuano a esistere ed e' sicuramente un bene, ma purtroppo non riescono ad affermarsi oltre un certo punto sul mercato".
Ma la prima 'vittima' di questa trasformazione e' stato il modo di concepire la musica: "La musica oggi e' mobilita' - afferma Rosi - Le nuove generazioni non hanno nel Dna il concetto di 'possesso della musica' inteso come disco, cd. Per loro e' un servizio e in quanto tale devono avere accesso a tutto cio' che vogliono quando vogliono". Di contro, la canzone ha riconquistato lo spazio che le spetta: "Con la rivoluzione digitale la canzone ha assunto una rilevanza enorme che supera quella dell'album. E di conseguenza c'e' grandissima attenzione alla scelta della canzone. Anni fa il singolo aveva massima rilevanza dal punto di vista promozionale per la vendita dell'album, ora e' essa stessa un business". (AGI)