Diavoli e Dragoni II: lo scontro sul Dalai Lama a Milano complica la trattativa
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Diavoli e Dragoni II: lo scontro sul Dalai Lama a Milano complica la trattativa
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Giugno 2016 - L’INTER DIVENTA CINESE

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Suning: un colosso da 21 miliardi

Giugno- Luglio 2016 – AD ARCORE ARRIVANO GALATIOTO E GANCIKOFF

Luglio 2016 – SCISSIONE CORDATA: LI YONGHONG ESTROMETTE GANCIKOFF

Agosto 2016 - “IL MILAN PASSA AI CINESI DI SES”

all'intesa, la valutazione del club risulta di 740 milioni di euro e ‘tiene conto di una situazione debitoria stimata in circa 220 milioni (…) Gli investitori - prosegue la nota - operano attraverso la management company Sino-Europe Sports Investment Management Changxing Co.Ltd. Della compagine fanno parte fra gli altri Haixia Capital, fondo di Stato cinese per lo Sviluppo e gli Investimenti, e Yonghong Li, chairman della management company, che è stato fra i promotori del gruppo con cui Fininvest ha lungamente trattato fino alla firma odierna. Assieme a Haixia Capital e a Yonghong Li, acquisiranno quote dell'Ac Milan altri investitori, alcuni dei quali a controllo statale. Fra loro, società attive nel campo finanziario e altre impegnate in settori industriali’”.

Nella trattativa gli investitori cinesi si sono avvalsi come advisor per la parte finanziaria di Rothschild & Co. e per quella legale dello studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners, Fininvest rispettivamente di Lazard e BNP Paribas e dello studio Chiomenti.

Nei mesi seguenti continueranno a circolare i nomi dei possibili soci della cordata (che dopo l’uscita di GSR, da otto sono diventati sette), sino a una lista finale di quattro: Haixia (l’unico soggetto fermo dall’inizio alla fine della trattativa), Huarong (società finanziaria statale, contattata il 24 febbraio 2017 da Business Insider, smentirà il proprio coinvolgimento), China Merchant Bank (banca privata, contattata da AgiChina il 28 marzo, si sfilerà), China Construction Bank (banca privata, contattata da AgiChina il 2 marzo si celerà dietro a un “no comment”). Sarà possibile ipotizzare che il coinvolgimento iniziale delle banche sia venuto meno quando anche gli istituti finanziari entrano nel mirino della stretta sull’esportazione della valuta, imposta il 29 novembre dal governo di Pechino per frenare la fuoriuscita di capitali. Ma è solo un’ipotesi. La vicenda è molto più complicata.

Una cosa è certa: la gestione scriteriata dell’affare ha messo in luce una cattiva strategia di comunicazione da parte della cordata cinese, con informazioni errate riportate dalla stampa italiana che hanno generato una grande confusione. E così l’AD in pectore Marco Fassone, affida la comunicazione di SES a Community, gruppo leader nel reputation management che fa capo a Auro Palomba. Ciò nonostante, nelle settimane successive continueranno a girare nomi diversi di possibili investitori, che però verranno puntualmente smentiti. A pochi giorni dall’ultima data del closing - il 3 marzo - Fininvest ammetterà di non aver mai ricevuto da Pechino la lista ufficiale dei componenti della cordata. E’ possibile immaginare che in ambienti legali e bancari italiani sia diffuso un forte imbarazzo.

Settembre 2016 (la politica sullo sfondo) - RENZI INCONTRA XI AD HANGZHOU

Nel frattempo, i rapporti bilaterali tra Italia e Cina vivono momenti importanti. Il 3 settembre il premier Matteo Renzi incontra il presidente cinese Xi Jinping in un vertice bilaterale nella città della Cina orientale di Hangzhou, alla vigilia del summit del G20. I rapporti tra Italia e Cina vivono una fase di "rafforzamento delle relazioni", ha sottolineato Renzi durante il bilaterale. Sono presenti alcuni tra i più grandi nomi dell'industria cinese, a partire da Zhang Jindong, presidente di Suning, colosso dell'elettronica che a giugno scorso ha acquisito l'Inter. Nel corso del bilaterale non si parla di calcio.

Ottobre 2016 - HAN LI: “FAREMO GRANDE IL MILAN”

Il 4 ottobre Han Li rilascia un’intervista alla Gazzetta dello Sport: “Faremo grande il Milan, con noi pure Haixia”, dichiara. Han Li conferma che “gli investitori ci sono. I nomi dei soci verranno resi noti dopo il closing”. “Il Milan è una delle più grandi squadre al mondo, con una storia piena di glorie e successi – dice Li alla Gazzetta -. I milanisti si trovano in ogni angolo del pianeta, soprattutto in Cina. Le prime partite di calcio trasmesse in Cina, alla fine degli Anni 80, erano quelle della Serie A, ed era soprattutto il Milan che entusiasmava gli spettatori. Abbiamo diverse generazioni che sono cresciute col Milan, e io sono uno di loro. Il club ha tutto il mio rispetto. Sono grato al signor Berlusconi per averci affidato questo compito leggendario di riportare il Milan al top”. “Il nostro piano? Inizieremo a formare un management solido, poi faremo il nostro meglio nelle sessioni di quest’inverno e della prossima estate per creare una squadra più forte – continua Li -. Nel frattempo, ci concentreremo sullo sviluppo del business in tutto il mondo, soprattutto in Cina. Cercheremmo di espandere la nostra influenza internazionale in vari campi, attraverso i nostri contatti e i partner strategici. Al contempo, costruiremmo un ponte tra il club e il mercato cinese, integrando risorse strategiche globali”.

Ottobre 2016 (la politica sullo sfondo) - DALAI LAMA A MILANO, IL GELO DI PECHINO: CLOSING A RISCHIO?

Qualche giorno dopo, Milano si renderà protagonista di un incidente politico che nel tempo a venire sarà da più parti rinfacciato al sindaco Beppe Sala come il ‘guaio’ che rischia di far saltare l’acquisizione del club rossonero da parte dei cinesi. Il 20 ottobre Sala accoglie a Milano Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, tra le proteste delle comunità cinese. Il presidente del Consiglio Comunale, Lamberto Bertolè, conferisce al leader buddhista la cittadinanza onoraria. L’Ufficio Stampa dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese dirama un comunicato di fuoco: Il quattordicesimo Dalai Lama non è una figura puramente religiosa, ma è un politico in esilio che da anni si presenta in veste religiosa nello svolgimento delle attività separatiste contro la Cina - si legge nella nota -. Il fatto che il Consiglio Comunale di Milano, le altre Istituzioni e persone siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama a Milano e conferiscano a lui la Cittadinanza Onoraria, ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese. Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi. La Cina, con i suoi Rappresentanti Istituzionali, esprime forte rimostranza e ferma opposizione”.

"Io non promuovo l'indipendenza del Tibet", ha indirettamente ribattuto il Dalai Lama da Milano, "noi vogliamo rimanere con la comunità cinese. Ma ci sono alcuni testardi che mi accusano di essere separatista, ma assolutamente no: non lo sono". Dal fronte del Comune, il sindaco Beppe Sala ha fatto sapere di non provare "nessun imbarazzo" per la visita del Dalai Lama: "Noi", ha ricordato, "rispetto alla comunità cinese, abbiamo sempre offerto grande collaborazione e grande vicinanza, quindi credo che debba essere lo stesso anche dall’altra parte". Del resto la decisione sulla cittadinanza era stata votata dall’assemblea municipale quando il primo cittadino era Giuliano Pisapia.

Ma le proteste hanno anche una matrice religiosa: i manifestanti chiedono libertà religiosa alla massima autorità spirituale tibetana, accusato di essere dietro una discriminazione nei confronti dei seguaci del culto Shugden, che affonda le radici nel diciassettesimo secolo. In un comunicato diffuso dai seguaci di Shugden in occasione della partecipazione del Dalai Lama al summit dei premi Nobel per la Pace svoltosi a Roma dal 12 al 14 dicembre 2014, si legge che il Dalai Lama ha “forzatamente impedito ai praticanti di pregare la popolare divinità buddista Dorje Shugden" e che è "responsabile di una aggressiva campagna di persecuzione che colpisce milioni di praticanti in tutto, che genera molta sofferenza, la violazione dei diritti umani, sino alla segregazione".

“Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi”, scriveva l’Ambasciata nella nota. Non è quindi da escludere la possibilità di una relazione tra il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama e le difficoltà relative alla cessione del Milan ai cinesi. Del resto la stampa cinese ha dato grande enfasi a questa notizia ed è possibile che qualche imprenditore cinese con mire su aziende milanesi, abbia perso interesse a investire nel Capoluogo. Se è plausibile immaginare che i rapporti istituzionali tra Milano e Pechino abbiamo vissuto un momento di gelo, è altrettanto realistico ipotizzare ripercussioni sugli investimenti cinesi in Lombardia, anche se i numeri parlano di un boom: “C’è un interesse su Milano e sul suo dinamismo, dai settori produttivi alle università. E crescerà ancora di più se la città dovesse diventare anche sede dell’Agenzia europea del farmaco”, ha spiegato a La Stampa Andrea Goldstein, autore del libro “Capitalismo rosso. Gli investimenti cinesi in Italia” e managing director della società di consulenza Nomisma. I numeri parlano chiaro: sono 162 le società cinesi con sede a Pechino che investono in gruppi italiani e 435 le aziende italiane partecipate dai cinesi, generando un giro di affari di 14,5 miliardi di euro. La Lombardia è la regione italiana più amata dai cinesi: “Il 45 per cento di questi investimenti è diretto qui, anche in ragione della sua internazionalizzazione”, ha detto Alberto Rossi, analista del CeSIF, Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia-Cina.

Eppure autorevoli firme del giornalismo sportivo nutrono il forte sospetto che il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama abbia influito sui tempi lunghi del closing. E’ il caso di Tony Damascelli, giornalista de Il Giornale, che il 18 novembre pubblica un articolo dal titolo eloquente: “Se il Dalai Lama scende in campo a S. Siro”. Scrive Damascelli: “C’è questa storia che la vendita definitiva, detta closing, del Milan sarebbe stata bloccata dopo che la città di Milano, nella persona del suo sindaco, ha consegnato al Dalai Lama la cittadinanza onoraria. Accade dunque che il Nobel per la pace provochi la guerra, una guerra stupida, perché i cinesi se la sono presa al punto che Matteo Renzi, tradendo la propria fede viola fiorentina e stimolato dalle ultime di cronaca, ha consegnato le magliette del Milan e dell’Inter a Xi Jinping, che sarebbe il presidente cinese. Un gentile omaggio per raffreddare animi e corpi che si sarebbero riscaldati per quell’onore conferito al diavolo, per il governo di Pechino, che porta il nome di Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama del Tibet”.

Anche al sindaco stesso alcuni hanno rinfacciato quella visita del Dalai Lama, dicendo che fosse la causa della mancata conclusione della trattativa con il Milan. Sala ne ha parlato più volte con Zhang Jindong, presidente del colosso Suning che ha comprato l’Inter, il quale si sarebbe detto incredulo per una simile ricostruzione dei fatti e avrebbe piuttosto espresso dubbi sull'operazione Milan in quanto il capocordata Li Yonghong in Cina non godrebbe di grande considerazione.

Di prassi il governo cinese non interferisce in operazioni di acquisizione private. Pechino – certo - sorveglia. Disegna la cornice. Entra nei consigli di amministrazione. E può concedere o meno l’autorizzazione a esportare i capitali per formalizzare l’acquisto: si tratta di un processo autorizzativo noto per la sua complessità. Può forse sembrare una mera casualità, ma esattamente un mese dopo il conferimento del titolo al leader religioso - il 29 novembre - le autorità cinesi impongono una stretta sul controllo della valuta per frenare la fuoriuscita di capitali, che ha determinato il calo dello yuan e l’assottigliamento delle riserve valutarie: due fattori che preoccupano i leader di Pechino.

Le misure restrittive verranno prese proprio in seguito all’aumento vertiginoso negli investimenti indirizzati all’acquisto di club calcistici stranieri. Da allora, per un’azienda statale o privata che opera in settori ritenuti a rischio, come calcio e entertainment - noti per attrarre investimenti ‘illeciti’ - ottenere il via libera diventerà ancora più difficile. Ma non per investitori credibili: “Se Li Yonghong fosse stato a capo di un gruppo solido, come Suning che ha acquisito l’Inter, avrebbe già da tempo comprato l’AC Milan. Con o senza il Dalai Lama a Milano. Con o senza la stretta del governo sull’export della valuta straniera”, è la spiegazione che trapela da fonti informate dei fatti. Invece il misterioso Li Yonghong, indubbiamente ricco (secondo fonti a Pechino avrebbe un patrimonio stimato di 600 milioni di dollari), sembra essere noto in Cina soprattutto per le sue truffe. Ad esempio, secondo quanto riporta un quotidiano finanziario di Shanghai citato dal Corriere della Sera (Paolo Salom, 2 marzo 2017), verso la fine degli anni Novanta “Li è stato al centro di una colossale truffa ai danni di 18 mila risparmiatori che pensavano di investire nell’’economia del futuro’ (agricoltura sostenibile) e invece hanno visto dissolversi tutti i loro soldi: un totale di 800 milioni di yuan (circa cento milioni di euro). La società coinvolta, la ‘Sanda zhuangyuan’ aveva come amministratori Yonghong Li, il padre, Naizhi Li, e i fratelli, Hongqiang Li e Yongfei Li. Per la cronaca, i due fratelli di Yonghong sarebbero latitanti dal 2004 dopo una condanna al carcere per truffa”.

Forse anche per questo motivo il governo cinese gli negherà i permessi.

Novembre 2016 (la politica sullo sfondo) – LA CENA DI XI E RENZI A PULA

Il 16 novembre Xi Jinping è per la prima volta in Italia da quando ha assunto la carica di presidente. Si tratta di uno scalo tecnico: approfittando del viaggio di Stato verso il Perù, Xi si ferma a Pula, in Sardegna, per un vertice informale con il premier Renzi. Scambi economici, cultura, turismo e ricerca, ma anche i grandi temi degli investimenti e dell'interesse cinese per il calcio italiano: i rapporti tra Italia e Cina sono al centro dell’incontro informale tra i due leader. Durante la cena a base di tempura i due leader parlano anche di calcio, senza entrare nei dettagli. Al termine della cena, Renzi regala a Xi due maglie: una dell’Inter e l’altra del Milan. Una mossa in seguito da alcuni “inopportuna” perché mette sullo stesso piano un’operazione conclusa, quella dell’Inter (comprata da Suning a giugno), con quella della squadra rossonera: un’operazione problematica e incerta.

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