Che le operazioni finanziarie siano sempre più guidate da algoritmi e sempre meno da trader in carne ossa è già evidente da anni. Per un essere umano non è possibile seguire 24 ore su 24 le variabili che influenzano il valore in borsa di un titolo, e solo l’informatica consente di gestire gli spostamenti di denaro più ingenti, che, se non vengono preprogrammati, richiedono una serie di singole operazioni da gestire una per una.
Quando si parla di algo-trading non ci si riferisce quindi necessariamente agli scambi automatici ad alta frequenza che, se gestiti male, possono innescare turbolenze come il crollo delle borse cinesi del gennaio 2016 ma a una serie di strumenti informatici che consentono al cliente di gestire il proprio portafoglio risparmiando tempi ed energie. Se il boom della finanza digitale non sorprende più nessuno, la consacrazione ufficiale arriva però solo ora, con l’inclusione degli hedge fund digitali nella lista dei ‘best performer’ del settore stilata da Lch Investments, società di proprietà del gruppo Edmond de Rothschild.
A fare la differenza sono i ‘Big Data’
Ammessi per la prima volta nella prestigiosa classifica, gli hedge fund basati sulle cosiddette “systematic strategies” hanno conquistato la terza, la quinta e la ventesima posizione, occupate rispettivamente da DE Shaw, Citadel e Two Sigma, tutti gruppi che incentrano le loro attività sul trading algoritmico. DE Shaw, che gestisce attività per 27 miliardi di dollari, viene superato solo da colossi di Wall Street come Bridgewater e Soros Fund Management. I fondi più tradizionali, nel frattempo, arretrano: un peso massimo come Paulson & Co è scivolato, ad esempio, dalla settima alla tredicesima posizione, dopo aver incassato nel 2016 una perdita netta di tre miliardi di dollari.
Lansdowne Partners, Maverick e Highfields sono invece usciti dalla top 20. E a rendere obsoleti gli hedge fund tradizionali non è certo solo la possibilità di programmare le operazioni. A fare la vera differenza è la capacità di gestire in maniera rapida ed efficiente enormi quantità di dati.
I tre maggiori fondi digital valgono insieme il doppio di Soros
De Shaw, Citadel, Two Sigma e Alpha Fund (un hedge fund digitale parte della galassia Bridgewater) negli ultimi dieci anni, secondo i calcoli del ‘Financial Times’, hanno garantito ai loro investitori utili pari, complessivamente, a 90 miliardi di dollari. Per fornire una pietra di paragone eloquente, si tratta di una cifra pari a più del doppio dei 41,8 miliardi di dollari che il fondo di George Soros ha guadagnato dal 1973 in poi.
“Le crescenti capacità dei sistemi di investimento basati sulla tecnologia è evidente da questi risultati”, osserva Rick Sopher, presidente di Lch Investments, “questi sistemi vengono utilizzati da molte delle società di investimento di maggior successo, allo scopo di fornire fonti di dati alternative, analisi computerizzata degli investimenti e intelligenza artificiale”. “Nessun investment manager umano sarà in grado di battere il computer”, aveva dichiarato l’anno scorso al ‘Guardian David Siegel, cofondatore di Two Sigma. Siegel aveva cominciato la sua carriera come informatico, e non come trader. E anche questo è un importantissimo segno del cambiamento.