Palermo - Almaviva detta le sue condizioni per fare marcia indietro sulle procedure di chiusura dei siti di Roma e Napoli, con il taglio di 2.511 posti di lavoro. Le posizioni, al tavolo del ministero dello Sviluppo economico, appaiono lontanissime. Nuovo appuntamento fra quindici giorni.
"Da soli gli ammortizzatori sociali non bastano", sostiene Almaviva, nonostante il governo abbia messo sul tavolo 30 milioni di euro solo per il comparto dei call center. "Ma sono inutili, se non dannosi, senza elementi nuovi di discontinuità", sottolinea la società che ha affrontato anche la questione - irrisolta - dei trasferimenti dei dipendenti da Palermo a Rende.
Pessimisti i sindacati, a fronte, per così dire, dello spiraglio aperto. Una fessura strettissima, in verità, emersa a un certo punto dell'incontro svoltosi alla presenza del viceministro Teresa Bellanova: è accaduto quando l'amministratore delegato Andrea Antonelli ha dato voce alla posizione dell'azienda e cioé che si può provare a fermare la 'macchina', ma solo "in un quadro di azioni coerente", a supporto "della fase transitoria", che fino al raggiungimento dell'equilibrio economico preveda la sospensione di alcune componenti del costo del lavoro; percorsi formativi di riqualificazione verso altri ambiti produttivi; piani d'esodo incentivato di lungo periodo; pronta attuazione dell'intesa sul versante della qualità e produttività individuale; investimenti tecnologici funzionali ai nuovi modelli operativi". Cose così. Insomma, lo sforzo per individuare "alternative alla procedura di licenziamento collettivo in corso", per Almaviva Contact, non può che passare che per scelte condivise di forte discontinuità". Così afferma di guardare con "grande attenzione" alla posizione assunta dal Governo e alle iniziative che sta mettendo in campo per affrontare la crisi strutturale in cui versa il settore dei call center. Cui corrisponde "un percorso nuovo per Almaviva Contact, orientato da necessarie azioni di carattere strutturale seppur contestualizzate nel tempo, quale unica alternativa credibile alla riorganizzazione avviata, che richiede la responsabilità di un impegno congiunto da parte di azienda, lavoratori, sindacati e istituzioni". La strada resta fortemente in salita. Se ne riparlerà tra due settimane.
Almaviva Contact guarda "con grande attenzione alla posizione assunta dal Governo e alle iniziative che sta mettendo in campo per affrontare la crisi strutturale in cui versa il settore dei call center", riferisce l'azienda. In questa fase, "rimane essenziale conciliare la possibile evoluzione verso un settore regolato con la situazione di Almaviva Contact che ha visto negli ultimi quattro anni il dimezzamento dei propri ricavi - in gran parte delocalizzati da altre aziende in ambito extra Ue - con una struttura produttiva di fatto inalterata (oltre 9.000 persone di cui circa 8.000 assunte a tempo indeterminato) e perdite molto rilevanti e costantemente in aumento". Una condizione non più sostenibile con il continuo supporto degli azionisti e delle altre società del Gruppo, che obbliga gli amministratori ad agire con immediatezza per la messa in sicurezza delle attività e del maggior numero possibile dei lavoratori. (AGI)