di Alessandro Galiani
Roma - La Bce non ha discusso del tapering, il ritiro graduale del Qe, e neanche di una sua possibile estensione. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi sgombera il campo dalle voci che circolavano alla vigilia della riunione del direttivo dell'Eurotower, la penultima di quest'anno, e chiarisce che lo scenario dei prossimi mesi verrà delineato a dicembre, quando la Bce, nel suo ultimo vertice del 2016, potrà disporre delle nuove previsioni economiche dei suoi tecnici, che copriranno anche il 2019.
Draghi arriva alla conferenza stampa che segue la riunione del direttivo sapendo che alcuni paletti il suo istituto li ha già messi: tutti i tassi restano invariati, il 'refi', il tasso di rifinanziamento pronti contro termine, resta a quota zero, il tasso sui depositi, cioè quello che le banche pagano per depositare i loro fondi a Francoforte, rimane negativo a -0,40% e il tasso marginale fermo a +0,25%. Il portavoce della Bce però stavolta non si limita, come al solito, a parlare del livello dei tassi, ma chiarisce che i "tassi chiave resteranno agli attuali livelli o più bassi per un prolungato periodo di tempo" e che il Qe, il programma mensile di acquisti di 80 miliardi di euro, "durerà fino alla fine di marzo 2017 o anche oltre, se necessario" e "in ogni caso fin quando l'inflazione non sara in linea" con gli obiettivi di medio termine.
Il 'bazooka' della Bce, che cos'è il Quantitative easing
A questo punto la parola passa a Draghi il quale chiarisce che l'economia dell'Eurozona continua a procedere a un "passo moderato ma stabile", che i rischi sulla crescita restano oriantati "al ribasso", cioè permangono, e che l'inflazione rimarrà bassa, nonostante l'aumento del prezzo del petrolio. Il quadro dunque resta incerto. Per cui Draghi preferisce fare chiarezza. "Sul tapering - dice - si è dato credito a qualcuno che non era informato sull'esatto stato della situazione". Di estensione del programma di acquisti, aggiunge, "non si è discusso", ma una "brusca fine" del programma di quantitative easing è "improbabile". Fino a marzo si proseguirà dunque con gli attuali 80 miliardi di euro al mese.
E poi? Draghi non si sbilancia e si limita a osservare che sul tavolo ci sono "diverse opzioni", tra cui probabilmente anche un'estensione del programma. "A dicembre sarà possibile delineare meglio le scelte dei prossimi mesi", spiega. Prima di chiudere con due osservazioni sul sistema bancario. La prima sul bail-in, le regole europee per il salvataggio delle banche, una misura che non è espressamente rivolta all'Italia, ma che sicuramente ci interessa e che alcuni considerano troppo rigido. In quelle procedure, spiega Draghi, "c'è abbastanza flessibilità per adattarsi a una larga varietà di casi". La seconda per assicurare che la Bce non ha particolari preoccupazioni per il calo della domanda di prestiti in Italia e Spagna. (AGI)