Roma - E' allarme per il settore delle carni equine, un settore dal valore di 500 milioni che vede diminuire occupazione e consumi. E' quanto emerge da un convegno della Fiesa Assomacellai, a Lombriasco, che segnalano tutte le difficolta' con cui il loro lavoro fa' i conti nel quotidiano.
La carne equina, in linea con il comparto carni, attraversa un particolar momento di difficolta' legato alle mode alimentari e agli allarmismi diffusi ad arte. Tuttavia, sebbene in calo, continua a registrare da circa un decennio un consumo che si aggira intorno ad un valore che oscilla intorno a 1,1 kg. pro-capite, pur con variazioni sensibili data la dimensione di nicchia. Allargando il panorama su tutto il mondo della carne, sulle tavole degli italiani girano ogni anno complessivamente circa 78 kg di carne pro-capite, tra bovina suina, avicunicola, ovi caprina ed equina. Quasi il triplo rispetto agli anni 80. Un consumo che ha conosciuto, dunque, una grande espansione, in linea con la crescita dell'economia italiana, e che ora si sta assestando. In questo contesto, complessivamente, le famiglie italiane spendono per la carne di cavallo quasi 500 milioni di euro ogni anno, circa l'1,5% della spesa complessiva relativa a tutte le tipologie di carni. L'apprezzamento degli italiani per questo particolare prodotto, associato alla nostra cultura gastronomica, e' forte soprattutto in Puglia, Piemonte, Emilia Romagna Lombardia e Veneto. Ma in quasi tutte le regioni esiste almeno un piatto tradizionale basato su di esso, a testimoniare una storia secolare di gastronomia che ha conosciuto illustri estimatori.
Fiesa Assomacellai in collaborazione con il Gruppo italiano carni equine e Confesercenti Torino, dal convegno chiede una "piu' forte attenzione da parte delle istituzioni".
"Qualita' e rispetto - spiega Mario Rossoni, Presidente del Gruppo italiano carni equine- sono le parole che caratterizzano la filiera della carne italiana, che conta 29mila imprese addette alla vendita, di cui un migliaio specializzate in carni equine"
Un settore, quello della distribuzione delle carni, che non e' sfuggito alla crisi - il numero di imprese e' sceso ancora, quest'anno, dell'1,3% - ma che si sta stabilizzando anche grazie alle imprese straniere, cresciute del 5,5% in solo anno. Ormai circa il 7% delle macellerie in Italia sono straniere".
"Il settore carni nel suo complesso raccoglie quasi un quarto (il 24%) della spesa per alimenti delle famiglie italiane- aggiunge Vittorio Carpegna, del gruppo di Presidenza di Fiesa Assomacellai e operatore di punta del mondo dei cavalli-. Per il settore equino sottolineiamo l'importanza di prevedere un autentica politica di filiera, un'unica banca dati della carne equina e un uniforme documentazione europea". (AGI)