Venezia - Piazza Affari dice no: niente quotazione per la Popolare di Vicenza. Dopo il risultato dell'aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro, che ha visto le sottoscrizioni fermarsi al 7,66% nonostante l'intervento di Mediobanca, pronta a sottoscrivere un quota poco sotto il 5%, Borsa Italiana ha deciso che non sussitono le condizioni per quotare la banca veneta. Una decisione non inattesa, che e' arrivata perche' con un flottante cosi' scarso non sarebbe stato possibile "garantire il regolare funzionamento del mercato", ma che ha lo stesso messo sotto pressione i titoli bancari. Subito dopo la comunicazione di Borsa Italiana e' arrivata la conferma di Quaestio Sgr che il fondo Atlante interverra' coprendo tutto l'aumento, investendo gli 1,5 miliardi necessari per mettere in sicurezza l'istituto berico, pari al 35% del suo attuale patrimonio. "In virtu' dell'accordo di sottoscrizione con Unicredit, nonche' dell'accordo di sub-underwriting sottoscritto il 20 aprile tra Unicredit e Quaestio Capital Management sgr, - anche alla luce dell'estensione dell'accordo di sub-underwriting concluso tra UniCredit e Quaestio e della corrispondente estensione degli impegni di UniCredit nei confronti della Banca, come comunicato dalla stessa UniCredit in data 25 aprile - il Fondo Atlante sottoscrivera' 15.000.000.000 di azioni a 0,10 euro, per un controvalore complessivo di 1,5 miliardi (pari al 100% del Controvalore dell'Offerta Globale)".
Il Fondo Atlante deterra', quindi, una partecipazione nel capitale della Banca pari al 99,33%", spiega Popolare di Vicenza in una nota. Saranno cosi' i 119mila azionisti attuali dell'istituto a restare a fianco del fondo, ma le loro azioni, che erano arrivate a valere 62,5 euro e che ora valgono di fatto 10 centesimi, conteranno per appena lo 0,67% del capitale. Per lo meno in attesa che Atlante sostenga "la ristrutturazione, il rilancio e la valorizzazione della Banca, avendo come obiettivo prioritario l'interesse dei propri investitori". Bpvi "e' in sicurezza e l'importante e' questo", ha commentato l'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, che, se non fosse nato il fondo Atlante avrebbe dovuto garantire l'aumento. "L'importante e' che la banca abbia capitale a sufficienza per poter lavorare tranquillamente e questo obiettivo e' stato raggiunto". Differente l'opinione dell'ad di Bpm, Giuseppe Castagna: "Bello non e'", ha detto. "Si sperava potesse andare in porto. Ora lasciamo che Atlante capisca il suo ruolo, ma certo sarebbe stata meglio la quotazione". A Piazza Affari, intanto, i titoli bancari, gia' penalizzati per i dubbi sul decreto legge sul recupero crediti, sono affondati: il Banco Popolare, che sabato riunisce l'assemblea per approvare un aumento da 1 miliardo propedeutico alla fusione con Bpm, ha perso il 7,3%; la stessa Bpm il 6,04%, Mps il 5,52%, Ubi il 4,92% Unicredit il 3,68% e Intesa Sanpaolo l'1,98%. Proprio l'ad di quest'ultima, Carlo Messina, si e' poi soffermato su un possibile ruolo di Atlante anche nell'operazione di rafforzamento patriomoniale di Veneto Banca, di cui e' garante Banca Imi. "Si vedra' tra qualche giorno" se sara' necessario un intervento, ha spiegato, dicendosi comunque "sempre fiducioso" sul buon esito dell'operazione. (AGI)