(AGI) - Roma, 15 mar. - L'Istat oggi ha confermato che l'Italia e' tornata in deflazione, segnando un calo dei prezzi al consumo dello 0,3% su base annua e dello 0,2% su base mensile, per effetto di una flessione generalizzata dei listini di quasi tutte le tipologie di prodotto, a cominciare dagli alimentari non lavorati, che hanno perso l'1,2% tendenziale guidati dal crollo dei vegetali freschi (-10,9%). Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani in merito ai dati definitivi sull'inflazione a febbraio diffusi dall'Istituto nazionale di statistica.
Ma e' nelle campagne che continua a registrarsi la situazione peggiore. I prezzi corrisposti agli agricoltori sono scesi solo a gennaio, secondo gli ultimi dati Ismea, del 7,9% tendenziale -ricorda la Cia- e, se si guarda alle ultime settimane, il quadro peggiora drammaticamente. Rispetto a un anno fa le arance hanno ceduto il 39% del loro valore, i kiwi il 20%, i pomodori il 31% e le zucchine sono pagate ai produttori il 57% in meno; senza dimenticare il crollo vertiginoso del prezzo del latte alla stalla, mai cosi' basso negli ultimi anni.
Insomma "la situazione di difficolta' che sta interessando il settore primario e' ormai sempre piu' diffusa -commenta il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- Sempre piu' spesso i prezzi non coprono piu' nemmeno i costi di produzione e, a rendere il contesto ancora piu' incerto, e' l'assenza di risposte sul fronte diplomatico nella gestione della crisi con la Russia. Una crisi che gli agricoltori non hanno generato, ma sulle cui spalle stanno ricadendo le conseguenze. Ecco perche' da un lato e' necessario mettere in campo iniziative e strumenti necessari a dare risposte alle difficolta' del settore primario, aggravate dai cambiamenti climatici con eventi estremi sempre piu' frequenti e dall'altro -aggiunge Scanavino- lavorare per un riequilibrio dei rapporti di filiera al fine di riconoscere il ruolo centrale della componente agricola e di trasferire quel valore che ora e' concentrato al consumo".(AGI)
Bru