(AGI) - Milano, 15 mar. - L'obiettivo indicato dal Governo per il settore alimentare, dopo Expo, di raggiungere "50 miliardi di export entro il 2020, e' un obiettivo possibile anche grazie all'apertura verso nuovi mercati, dove esportiamo non solo il Made in Italy, ma quello che definiamo Made with Italy, il know how italiano ed il modo efficiente e sostenibile di produrre eccellenze". Ne e' convinto il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia, intervenuto oggi, alla presentazione del libro dell'Universita' Cattolica di Milano sulle strategie delle industrie alimentari. Mercati 'nuovi' come Argentina e Iran hanno "una doppia valenza" spiega Scordamaglia, in quanto le aziende italiane cercano non solo paesi dove distribuire i propri prodotti ma anche "partner per produrre in quei paesi, cioe' aziende per valorizzare la loro tradizione agricola, per produrre per esempio, grano, carne bovina e latte". Le premesse dell'industria alimentare italiana ci sono tutte, stando anche all'indagine commissionata da Fiere di Parma a un gruppo di ricercatori della Cattolica, che mostra un settore in crescita, capace di difendere i margini lordi. "C'e' un percorso di continuita' - osserva Scordamaglia - che parte dalla ricerca fatta dal presidente della Cattolica, Lorenzo Ornaghi sulle principali imprese italiane dell'industria alimentare, passa attraverso la grande vetrina di Expo 2015 e arriva fino a Cibus 2016. La prossima edizione di Cibus rappresentera', quindi, l'occasione di consolidare e rilanciare l'eredita' di Expo". "Mostreremo al mondo - sottolinea Scordamaglia - come nessuno al pari delle nostre aziende alimentari e' in grado di coniugare innovazione e tradizione con prodotti d'eccellenza". dietro il successo di un comparto come l'alimentare, uno dei migliori tra i manifatturieri, con un fatturato di 133 miliardi e 58mila imprese, c'e' proprio questa capacita' di "innovazione dei processi produttivi, sviluppo di nuovi prodotti, valorizzazione della tradizione e attenzione ai mercati esteri". "L'internazionalizzazione - ha spiegato Fabio Antoldi, Direttore del Centro di ricerca per lo Sviluppo imprenditoriale (CERSI) dell'Universita' Cattolica e autore del libro insieme a Daniele Cerrato e Antonio Campati - denota inequivocabilmente il Dna delle imprese di successo, un processo non recente e che si sta allargando: stanno comparendo nuove direttrici di export che sono prevalentemente Stati Uniti, Canada e mercati asiatici". (AGI)
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