(AGI) - Roma, 11 mar. - Per quanto riguarda la "tendenziale uniformita' nell'andamento dei prezzi di acquisto del latte crudo alla stalla", spiega l'Antitrust, essa "appare riconducibile alla prassi instauratasi nel settore di rendere pubbliche le condizioni negoziate tra il principale acquirente nazionale, il Gruppo Lactalis, e le associazioni di parte agricola, utilizzandole come punto di riferimento per tutte le altre negoziazioni". Le modalita' di contrattazione in Italia sono ancora "sostanzialmente improntate alla vecchia logica dell'accordo interprofessionale". E quindi possono essere "oggetto di specifica valutazione da parte dell'Autorita', al fine di verificare la coerenza con il combinato disposto delle norme antitrust in tema di intese e del quadro normativo comunitario in materia di mercati agricoli". In ordine poi alla tutela della parte contrattuale debole, "le analisi e le considerazioni svolte nell'ambito dell'indagine portano a escludere che le stime sui costi medi di produzione possano essere utilizzate come un parametro di confronto automatico, al di sotto del quale il prezzo di acquisto del latte applicato dall'industria debba essere necessariamente considerato un'imposizione illecita". L'Antitrust, tenendo conto dell'attuale situazione di mercato, ha ribadito l'importanza che nei contratti di cessione del latte si rispettino le condizioni fissate dalla normativa italiana, che obbliga, tra l'altro, alla forma scritta e alla durata minima annuale. (AGI)
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