Roma - "La ripresa dell'olivicoltura nazionale e' legata anche al modo in cui saremo in grado di impedire il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianita' da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori". Lo dice all'Agi il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, commentando la decisione del parlamento Europeo di dare il via libera all'entrata di 35 mila tonnellate di olio tunisino. Ma Monclavo tende subito a precisare: "Non va certamente in questa direzione, dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell'olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili, la decisione del Parlamento europeo, di consentire l'accesso temporaneo supplementare sul mercato dell'Unione di 35mila tonnellate di olio d'oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017".
Per il presidente della Coldiretti, quindi, "La strada da percorrere e' quella dell'attuazione completa delle norme gia' varate con la legge salva olio 'Mongiello', la n.9 del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualita' merceologica dei prodotti in entrata. Occorre - continua Monclavo - trasparenza nell'etichettatura dell'olio e i consumatori non devono essere costretti a fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente senza cadere nelle trappole del mercato. In sostanza, provvedimenti come quello che sara' varato oggi a Strasburgo non aiutano i produttori tunisini, danneggiano quelli italiani e aumentano il rischio di frodi a danno dei consumatori". In una sola generazione, ricorda Moncalvo, "sono praticamente raddoppiati i consumi mondiali di olio di oliva con un balzo del 73% negli ultimi 25 anni che ha cambiato la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania". Nel mondo sono stati consumati complessivamente 2,99 miliardi di chili di olio di oliva nel 2015 con la vetta della classifica conquistata dall'Italia con 581 milioni di chili e della Spagna con 490 milioni di chili, ma sul podio - sottolinea il presidente della Coldiretti - salgono a sorpresa anche gli Stati Uniti con un consumo di ben 308 milioni di chili e un aumento record del 250% nell'arco di 25 anni. Ma la crescita dei consumi e' avvenuta in modo vorticoso nell'ambito di una generazione anche in altri importanti Paesi a partire dal Giappone dove l'incremento e' stato addirittura del 1400% per un consumo di 60 milioni di chili nel 2015, in Gran Bretagna con una crescita del 763% a 59 milioni di chili e in Germania che, con un incremento del 465%, raggiunge i 58 milioni di chili. Una rivoluzione nella dieta si e' verificata anche in Paesi come il Brasile in cui l'aumento e' stato del 393% per un totale di 66,5 milioni di chili, la Russia in cui l'aumento e' stato del 320% anche se le quantita' restano limitate a 21 milioni di chili e la Francia che con un incremento del 268% ha superato i 103 milioni di chili.
La situazione - per Moncalvo - e' invece profondamente diversa nei Paesi tradizionalmente produttori come l'Italia dove nel corso dei 25 anni i consumi sono rimasti pressoche' stabili (+8%), la Spagna dove c'e' stato un debole aumento del 24% mentre in Grecia si e' verificato addirittura un calo del 27%. "A sostenere la domanda mondiale, sottolinea ancora Moncalvo - sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel crescente segmento di popolazione che nel mondo e' attento alla qualita' della propria alimentazione". Un'opportunita' anche per l'Italia "che ha esportato 320 milioni di chili di olio di oliva nel mondo dei quali quasi 100 milioni diretti proprio negli Stati Uniti, secondo le stime Coldiretti relative al 2015". Tuttavia le esportazioni dell'olio di oliva italiano sono calate in quantita' del 16% rispetto all'anno precedente anche per effetto della consistente flessione negli Usa che sono il principale mercato di sbocco extracomunitario.Un segnale preoccupante in un anno in cui e' venuta forte la richiesta di trasparenza sulla reale origine dell'olio contenuto nelle bottiglie vendute come italiane, tanto che il 99% dei consumatori stranieri ritiene una frode la vendita di un olio extravergine d'oliva come italiano se fatto con olive provenienti da altri Paesi, secondo l'indagine Unaprol/Ixe'. "Per cogliere le opportunita' che si aprono per il prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea bisogna stringere le maglie della legislazione con l'attuazione completa delle norme gia' varate con la legge salva olio, la n. 9 del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualita' merceologica dei prodotti in entrata", conclude il presidente della Coldiretti, sottolineando che "la credibilita' e' il fattore di successo sui mercati internazionali dove si affacciano nuovi ed agguerriti concorrenti che vanno affrontati anche con un rinnovato impegno sul piano della sostenibilita' ambientale, sociale ed economica". L'Italia puo' contare su un patrimonio di 250 milioni di ulivi ed e' l'unico Paese con 533 varieta' di olive e 43 oli tutelati dall'Unione Europea. Il fatturato dell'olio d'oliva - conclude la Coldiretti - sale al valore record di 3 miliardi di euro nel 2015 realizzati per oltre la meta' grazie alle esportazioni. (AGI)