di Geminello Alvi
Mentre la Coldiretti annunciava il calo dell’esportazioni italiane a gennaio al minimo da dieci anni, arrivano anche le prime stime globali del commercio russo. Secondo Focus Economics il surplus della bilancia commerciale russa a gennaio sarebbe ammontato a $12,6, ben al di sotto dei $15,4 miliardi nello stesso mese del 2015. Il dato risulterebbe in miglioramento rispetto al surplus di dicembre e rappresenta pur sempre il miglior risultato da giugno 2015. E tuttavia a gennaio su base annuale il surplus commerciale risulterebbe al minimo livello in quasi sei anni. Il lieve miglioramento di gennaio dipende dal più moderato calo delle esportazioni in contrazione del 18,1%, la minima da quindici mesi.
La situazione del commercio russo resta dunque grave, se alla fine del 2015 il volume degli scambi della Federazione Russa è sceso di oltre un terzo rispetto al 2014. E però i prezzi del petrolio hanno toccato un minimo storico a gennaio e sono rimbalzati nelle settimane successive. Il 29 febbraio, i prezzi del petrolio Urals si sono ripresi, tornando ai livelli dei primi giorni di gennaio. Il rally è stato alimentato dalle speranze di un accordo internazionale che riequilibrasse l’eccesso di offerta. E il ministro dell'Energia russo ha ribadito la posizione del paese, dicendo che una "massa critica" di paesi produttori erano per l'accordo. Ma i dubbi riguardano appunto l’Iran, nazione con le terze riserve mondiali, e che intende tornare almeno ai livelli di produzione del 2012.
Lo scenario geopolitico è quello del resto determinante per valutare gli scenari futuri del saldo commerciale, precipitato per effetto delle sanzioni seguite alla crisi ucraina. E infatti la posizione commerciale con l’Europa si è deteriorata nel 2015 in particolare con nazioni come Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia; a seguito del divieto delle importazioni di prodotti alimentari UE in risposta alle sanzioni.
In conclusione misurata solo rispetto alle variabili economiche la situazione resta assai problematica. Anche se è prevedibile una consistente ripresa delle esportazioni russe nel 2016. Tuttavia gli intenti comuni della politica estera russa e iraniana possono entrare in gioco, e introdurre dei mutamenti non minimi nel complicato gioco a scacchi geopolitico tra gli interessi russi e quelli di fatto contrapposti dell’Arabia Saudita. Di che entità e in quali tempi è altro discorso, che dipende dalla congiuntura dell’economia mondiale certo, ma anche dagli scenari della situazione siriana.