Milano - E' durato circa 40 anni, con qualche intervallo, il rapporto tra la Fiat e il Corriere della Sera, spesso fonte di polemiche e discussioni. Rimane negli annali la frase di Gianni Agnelli, pronunciata quando Fiat, attraverso Gemina, partecipo' alla cordata per rilevare la Rizzoli in amministrazione controllata: "Entriamo in Rizzoli per disinfestarla". Il primo ingresso della Fiat nel Corriere della Sera risale all'inizio degli anni '70, con un operazione finanziaria che porta la casa torinese ad acquistare il 33% dalla famiglia Crespi e a rivenderlo l'anno successivo ai Rizzoli, che rilevano l'intera proprieta' del gruppo. Il vero e proprio sbarco avviene nell'ottobre del 1984, quando il gruppo e' in amministrazione controllata. Mediobanca organizza una cordata che vede in posizione di preminenza Gemina, la finanziaria in cui Fiat ha una quota del 34% attraverso Sadip. Gemina controlla il 46,2% di Rizzoli, partecipazione che sale l'anno dopo al 62,5%. In 'trasparenza' la quota Fiat e' quindi pari a circa il 21%. Come amministratore delegato venne nominato un manager Fiat, Carlo Callieri. Nel 1997 la proprieta' della Rizzoli passa di mano: Gemina in difficolta' scorpora la partecipazione conferendola alla finanziaria Hdp, che controlla anche Gft, Fila e poi Valentino. Hdp e' retta da un patto di sindacato che vede la Fiat partecipare attraverso la propria finanziaria Sicind, primo azionista con il 15,77% del capitale. Nel 2003 altro cambiamento: Hdp dismette tutte le partecipazioni salvo quella in Rizzoli, con cui si fonde prendendo il nome di Rcs. La quota Fiat e' ora del 10,55%, ma dal 2004, con il rinnovo del patto, non e' piu' prima azionista, superata da Mediobanca. La partecipazione rimane stabile intorno al 10,3% per una decina d'anni, poi nel 2013 in seguito all'aumento di capitale sale al 20,55%, per poi diluirsi all'attuale 16,7% con la conversione delle azioni di risparmio. (AGI)