Roma - La crescita dell'economia Usa "ha rallentato alla fine dello scorso anno" sebbene gli ultimi indicatori segnalino "un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro". Lo si legge nel comunicato diffuso dalla Federal Reserve al termine del direttivo di politica monetaria. "L'inflazione ha continuato a correre al di sotto dell'obiettivo del 2%, riflettendo in parte i cali dei prezzi dell'energia e delle importazioni non energetiche", aggiunge la Fed, "gli indicatori di compensazione dell'inflazione basati sul mercato sono scesi ulteriormente". "La spesa delle famiglie e gli investimenti fissi sono aumentati a tassi moderati nei mesi recenti, e il settore immobiliare e' migliorato ulteriormente", si legge nel comunicato, "ad ogni modo, le esportazioni nette sono risultate fiacche e le scorte hanno rallentato". La Fed "prevede che, con un graduale aggiustamento della politica monetaria, l'attivita' economica si espandera' a un ritmo moderato e gli indicatori del mercato del lavoro continueranno a rafforzarsi". "Il Comitato sta monitorando con attenzione gli sviluppi economici e finanziari globali e sta valutando le loro implicazioni per il mercato del lavoro e l'inflazione, nonche' per il bilanciamento dei rischi per le prospettive", si legge ancora nella nota.
La Federal Reserve ha mantenuto, come previsto, i tassi di interesse invariati tra lo 0,25% e lo 0,50%. Lo scorso dicembre la banca centrale Usa aveva effettuato il primo rialzo del costo del denaro dal 2008, quando i tassi erano stati portati a un minimo storico tra lo zero e lo 0,25%.
La Federal Reserve "prevede che le condizioni dell'economia si evolveranno in modo tale da consentire solo incrementi graduali dei tassi di interesse" che e' "probabile rimangano, per un po' di tempo, al di sotto dei livelli che si ritiene prevarranno nel lungo termine". "Ad ogni modo, il percorso concreto dei tassi dipendera' dalle prospettive dell'economia che emergeranno dai dati in arrivo", aggiunge la Fed.Si prevede che l'inflazione negli Stati Uniti "rimanga bassa nel breve periodo, in parte a causa di ulteriori cali dei prezzi nell'energia, ma risalga al 2% nel medio termine una volta svaniti gli effetti transitori dei cali dei prezzi dell'energia e delle importazioni e rafforzatosi ancora il mercato del lavoro". (AGI)
(27 gennaio 2016)