di Massimo Maugeri e Fabio Greco
Roma - La fine del regime delle sanzioni porterà "solo benefici" all'Iran e al suo principale partner, l'Unione europea: chi sostiene il contrario appartiene a reti economiche e politiche "che hanno interesse a mantenere il paese isolato". Ne e' convinto l'economista iraniano Mehrdad Emadi, secondo cui il futuro dell'economia iraniana si giocherà nei prossimi mesi e dipenderà molto dall'esito delle elezioni parlamentari di febbraio: "Con una gestione stabile e trasparente dell'economia - dice l'economista - l'Iran potrebbe raddoppiare il suo PIL entro dieci anni". Secondo Emadi, già consulente per l'Unione Europea e oggi impegnato a Londra nell' Iran Cooperation Team, un consorzio che si occupa di 'ricostruire la trasparenza negli scambi con l'Iran', Teheran avrà tutto da guadagnare dall'intesa raggiunta ai colloqui del 5+1: "la revoca delle sanzioni scongelerà i depositi e consentirà al Paese di esportare materie prime, prima di tutto quelle petrolifere ma non solo, soprattutto verso l'Unione europea, il più grande partner commerciale del paese fino al 2002. L'Iran vedrà anche un ritorno degli investitori esteri nei settori dell'energia e dei trasporti principali e tutti questi sono benefici per il paese". Chi ha cercato di gettare dubbi sui potenziali effetti positivi dell'accordo, secondo Emadi, "appartiene alle reti economiche e politiche che hanno interesse a mantenere l'Iran isolato e sostituirlo nella regione e nell' OPEC".
Quanto al futuro dell'economia iraniana, secondo l'economista, "si deciderà nei prossimi sei mesi o giù di li'" e dipenderà dall'esito delle elezioni di febbraio. "Se il governo non ottiene una maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, allora il suo programma economico potrebbe essere messo in discussione dai sostenitori della linea dura nel Parlamento e attrarre investimenti esteri nei progetti chiave diventerà molto più difficile". Al contrario, se la maggioranza ci sarà, "cio' consentirà al governo di continuare con il suo piano e quindi si potrà ridurre la dipendenza dell'economia iraniana dalle esportazioni di greggio ed espandere il settore manifatturiero".
Già sotto fortissima pressione da mesi, la fine delle sanzioni inciderà in maniera decisa anche sui prezzi del petrolio. I mercati asiatici hanno reagito alla novità facendo registrare una ulteriore frenata dei prezzi, con il Brent che e' sceso ai minimi degli ultimi 12 anni. "Nel breve termine, oltre mezzo milione di barili al giorno di greggio invaderanno il mercato e faranno calare ulteriormente i prezzi", sottolinea Emadi. Il player chiave di questa fase, l'Arabia Saudita, secondo l'economista, "e' determinato a punire l'Iran, mantenendo la sua fornitura di petrolio molto alta, al di sopra della media di cinque anni". Nel medio termine, con l'economia cinese che mostra sempre di più segnali di rallentamento, "i prezzi del petrolio non saliranno al di sopra della soglia di riferimento di 40 dollari. Nel complesso - secondo Emadi - la discesa dei prezzi del petrolio porterà ad un massiccio trasferimento di ricchezza dai paesi membri dell'OPEC alle nazioni consumatrici di petrolio nella regione, un trasferimento che si puo' quantificare tra i 90 e i 130 miliardi di dollari all'anno". Per Emadi la fine delle sanzioni in Iran porterà alla modernizzazione del Paese: "l'annuncio di un accordo per l'acquisto di 114 aerei Airbus deve essere considerata come la punta di un iceberg, ma l'Iran ha la necessità di aggiornare il suo trasporto aereo, la rete stradale, ferroviaria, il settore energetico, le infrastrutture turistiche, e il settore automobilistico. Per quanto riguarda le esigenze di investimento nel petrolio e del gas, l'Iran avrà bisogno di un minimo di 35 miliardi di dollari di investimenti l'anno per rendere qusti settori competitivi con i suoi principali rivali. Nel settore aereo, l'Iran ha bisogno di un minimo di 550 aerei passeggeri e altri aerei 200 di trasporto per sostituire la vecchia flotta, per una cifra pari a 55-70 miliardi nei prossimi cinque anni. Altri 3-5 miliardi sono necessari per modernizzare il sistema ferroviario. Quanto al manifatturiero, il settore auto e componentistica richiedono un investimento di almeno 6-8 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni per far aumentare la produttività necessaria e renderle competitive".
Il presidente Rohani, continua Emadi, "ha annunciato la decisione del governo di investire 50 miliardi di dollari l'anno per finanziare tutte queste necessità. Si prevede che con una gestione stabile e trasparente per l'economia, l'Iran potrebbe raddoppiare il suo PIL entro dieci anni. Il valore stimato del mercato iraniano allora supererà i 180 miliardi di dollari l'anno, superiore rispetto alle economie industriali avanzate, che continueranno ad essere i principali partner commerciali dell'Iran". Per Emadi, "il principale beneficiario" della fine delle sanzioni "sarà l'Unione europea con la quattro principali economie che si trovano nella posizione posizione migliore per entrare in progetti che genereranno rendimenti molto elevati". Quanto agli Usa, dipenderà se il prossimo presidente saprà "valorizzare e rispettare l'eredità del presidente Obama con l'Iran: i due paesi hanno grandi interessi comuni a fare accordi commerciali e di investimento nel settore dell'aviazione civile, nell' energia e nelle grandi aree di ingegneria medica. America puo' essere un partner molto apprezzato in questi settori con l'Iran. D'altra parte, e' stato dimostrato che un Medio Oriente e Asia occidentale senza Iran come un partner disponibile puo' essere un'area instabile e molto costosa da gestire". Più complicato invece, sarà un riavvicinamento politico e diplomatico tra Washington e Teheran: "Non prevedo che che ci saranno rapporti diplomatici tra i due paesi entro i prossimi tre anni - conclude l'economista iraniano - in entrambi i paesi vi e' ancora una forte resistenza da linea dura verso un miglioramento significativo delle relazioni diplomatiche". (AGI)
(18 gennaio 2016)