Pechino - Non basta la sospensione del circuit breaker per interrompere la crisi dei mercati cinesi. Con le perdite di oggi, da inizio anno, le piazze cinesi hanno perso oltre il 15% del loro valore, scendendo ai minimi da settembre scorso. L'indice Composite di Shanghai ha chiuso l'ennesima seduta contrassegnata dal panic selling in ribasso del 5,33%, poco al di sopra dei tremila punti, mentre Shenzhen, poco al di sopra dei diecimila, ha chiuso in ribasso del 6,21%. Il nuovo crollo delle Borse cinesi ha trascinato al ribasso anche Hong Kong che ha chiuso in ribasso del 2,76%, terminando la seduta sotto i ventimila punti per la prima volta dal 2013.
Le autorita' avevano deciso giovedi' scorso di eliminare il sistema di interruzione dei mercati nel caso di eccessivi rialzi o ribassi dell'indice Csi 300, che raggruppa le azioni di classe A su entrambe le piazze - a soli quattro giorni dall'introduzione - per il panico scatenatosi tra gli investitori che aveva costretto la Borsa di Shanghai a chiudere giovedi' scorso dopo solo mezz'ora dall'inizio delle contrattazioni per l'eccesso di ribasso che aveva fatto scattare il meccanismo. Nuove regole erano poi state introdotte per limitare le vendite da parte degli investitori che detengono oltre il 5% di un titolo, imponendo il limite dell'1% di vendita in tre mesi e solo tramite un preavviso di quindici giorni.
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