Unimpresa, cresce disagio sociale, 9 milioni a rischio poverta'
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Unimpresa, cresce disagio sociale, 9 milioni a rischio poverta'

Unimpresa, cresce disagio sociale, 9 milioni a rischio poverta'

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(AGI) - Roma, 11 ott. - "Oltre 9 milioni di italiani non ce lafanno e sono a rischio poverta': e' sempre piu' estesa l'areadi disagio sociale che non accenna a restringersi". E' quantosostiene Unimpresa, secondo cui "da giugno 2014 a giugno 2015altre 30mila persone sono entrate nel bacino dei deboli inItalia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 246mila soggetti in difficolta'". Ai 'semplici' disoccupati, continua Unimpresa, "vannoaggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarieo economicamente deboli che estendono la platea degli italianiin crisi. Si tratta di un'enorme 'area di disagio': agli oltre3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto icontratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time(740mila persone) sia quelli a orario pieno (1,66 milioni);vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time(802mila), i collaboratori (349mila) e i contratti a tempoindeterminato part time (2,5 milioni). Questo gruppo di personeoccupate - ma con prospettive incerte circa la stabilita'dell'impiego o con retribuzioni contenute - ammontacomplessivamente a 6,1 milioni di unita'. Il totale del'area didisagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sullabase dei dati Istat, oggi comprende dunque 9,24 milioni dipersone, in aumento rispetto a un anno fa di 30mila unita'(+0,3%)". (AGI) Mgm (Segue)Crisi: Unimpresa, cresce disagio sociale,9 mln a rischiopoverta' (2)=(AGI) - Roma, 11 ott. - Il deterioramento del mercato dellavoro, secondo Unimpresa, "non ha come conseguenza la solaespulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazionedei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Unasituazione solo parzialmente migliorata dalle agevolazioniofferte dal Jobs Act". Di qui l'estendersi del bacino dei"deboli". Il dato sui 9,24 milioni di persone e' relativo alsecondo trimestre del 2015 e complessivamente risulta inaumento dello 0,3% rispetto al secondo trimestre del 2014,quando l'asticella si era fermata a 9,21 milioni di unita': inun anno quindi 30mila persone sono entrate nell'area di disagiosociale. "Alle famiglie e alle imprese finora sono arrivati pochifondi e mal distribuiti. Nella settimana decisiva della leggedi stabilita' offriamo al governo, ai partiti e alleistituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare percapire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostroPaese: il 2015 si chiudera' con una crescita del pil, ma c'e'ancora molto da fare e la ripresa deve essere piu' consistente"commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. "Puo'apparire anomalo - aggiunge Longobardi - che un'associazione diimprese analizzi il fenomeno dell'occupazione, quasi dal latodel lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sonocentrali da sempre, perche' riteniamo che siano il cuoredell'impresa. Bisogna poi considerare che l'enorme disagiosociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel cicloeconomico: piu' di 9 milioni di persone sono in difficolta' equesto vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia percercare di arrivare a fine mese. Tutto cio' con effettinegativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delleimprese". Secondo il presidente di Unimpresa "serve maggioreattenzione proprio alla famiglia da parte del governo". (AGI)
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