Nei primi dieci mesi del 2016, ogni due giorni una donna viene uccisa. Sono infatti 116 i femminicidi registrati dal 1° gennaio al 31 ottobre 2016, solo 4 in meno rispetto ai 120 dello stesso periodo dell’anno passato ( -3,3%). Lo racconta l’indagine “Caratteristiche, dinamiche e profili di rischio del femminicidio in Italia. Le tendenze 2016” realizzato dall’Istituto EURES Ricerche economiche e sociali.
Metà dei femminicidi è avvenuta nel nord del Paese, con la Lombardia a conquistare il triste primato con 20 omicidi, pari al 17,2% del totale, seguita da Veneto (13), Campania (12), Emila-Romagna (12) e Toscana (11). Nessuno, invece, registrato in Basilicata, Marche e Molise. In generale rispetto al 2015, si legge nell’indagine EURES, l’aumento più pronunciato si è registrato al Centro, dove si è passati da 15 a 23 femminicidi (variazione del 53,3%) e al Nord, con una variazione del 26,5%. Al Sud, invece, la maggiore variazione negativa: -44,6%.
Mappa dei femminicidi nel 2016
La distribuzione dei femminicidi nelle regioni italiane. Cliccando su ogni regione si può visualizzare il numero dei femminicidi registrati e il valore in percentuale rispetto al totale.
Femminicidi di famiglia
I ricercatori sottolineano l’importanza di collocare il femminicidio “all’interno di una riflessione di carattere più generale, che ponga al centro dell’analisi le determinanti sociali e culturali del fenomeno, accanto alla lettura delle sue variazioni statistiche”. I numeri bassi, quindi, non spingono a “lanciare un allarme, che la statistica non conferma, ma di sottolineare l’intollerabilità di un fenomeno che colpisce in primo luogo la sfera della libertà di scelta relazionale ed affettiva delle donne”. La maggior parte dei femminicidi, infatti, è perpetrata da un uomo (92,5% dei casi) e 79 volte su 100 avviene all’interno dei rapporti familiari, lasciando sullo sfondo l’ambiente lavorativo (1,7%), la criminalità (4,3%) e i rapporti con il vicinato (2,6%).
Degli 88 femminicidi di famiglia, ben 60 hanno per autore una persona con la quale la vittima ha o ha avuto una relazione affettiva.
Le cause principali del femminicidio vanno ricercate nei rapporti burrascosi e violenti. La lite e i dissapori nella coppia sono quindi i primi moventi, seguiti da quello passionale. Ma a colpire è la statistiche indica in 14 le donne uccise perché disabili o malate. In questo numero rientrano anche i cosiddetti omicidi compassionevoli, “in cui è tuttavia l’incapacità dell’uomo di prendersi cura della propria compagna, più che il sollievo dal male, ad armare la mano dell’omicida”, si può leggere nel documento.
Maggioranza di vittime in età avanzata
Tornando a considerare la totalità dei casi, si evidenzia l’età relativamente avanzata (50,8 anni di media) delle vittime. Gli uomini uccisi nello stesso periodo hanno invece un’età media di 43,8 anni. La fascia di età più esposta è quella più anziana, con il 30,2% delle vittime con oltre i 64 anni. Sommando questo dato al 13,8% delle vittime con età compresa tra 55 e 64 anni, risulta che il 44% delle vittime, poco meno di una su due, ha più di 55 anni.