Roma - Ecco, in sintesi, le principali novità introdotte dalla riforma dei partiti:
- TRASPARENZA E DEMOCRAZIA INTERNA: sono i due capisaldi della riforma, enunciati già nel primo articolo, relativo alle finalità: "La legge reca disposizioni per la promozione della trasparenza dell'attività dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati e per il rafforzamento dei loro requisiti di democraticità, al fine di favorire la più ampia partecipazione dei cittadini alla vita politica". Paletti che vengono ribaditi anche nell'articolo 2, dove si dispone che l'organizzazione e il funzionamento dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati "sono improntati al principio della trasparenza e al metodo democratico".
- NO OBBLIGO STATUTO, 'SALVO' M5S: nessuna norma 'punitivà per il Movimento 5 Stelle, che e' 'salvo' e potrà continuare a partecipare alle elezioni anche se privo di un regolamento interno. E' quanto prevede la riforma dei partiti, dalla quale sono state stralciate tutte le norme più restrittive, come l'obbligo di iscrizione al registro dei partiti o di divenire soggetto giuridico o, infine, di dotarsi di uno statuto. Tanto da far 'bollare' la disposizione come norma 'salva-M5S'. E' quindi sufficiente una dichiarazione di trasparenza, che dovrà contenere alcune indicazioni, come "gli organi del partito o del gruppo politico organizzato, la loro composizione nonche' le relative attribuzioni e le modalità di selezione dei candidati per la presentazione delle liste".
- PROGRAMMA ELETTORALE O NIENTE ELEZIONI: se non e' obbligatorio lo statuto, per poter partecipare alla competizione elettorale e' necessario persentare il programma. La norma dispone infatti che vengono "ricusate le liste presentate da partiti o gruppi politici organizzati che non abbiano depositato il proprio programma elettorale".
- NORMA 'SALVA-PIZZAROTTI': la norma e' stata cosi' battezzata in quanto riguarda i casi di espulsione o sospensione, o comunque tutte le azioni e sanzioni nei confronti degli iscritti, contro le quali il soggetto interessato puo' adire le vie legali facendo riferimento al codice civile. Il testo base del relatore, il Pd Matteo Richetti, e' stato presentato, con all'interno tale norma, in concomitanza con la vicenda che ha travolto il sindaco di Parma, Pizzarotti, sospeso dal M5S.Dunque, "salva diversa disposizione di legge, dello statuto o dell'accordo associativo", la norma dispone che "l'organizzazione e il funzionamento dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati sono regolati dalle norme che disciplinano le associazioni non riconosciute", ovvero il codice civile.
- STOP SIMBOLI PERSONALI: La riforma mette fine all'utilizzo personale del simbolo del partito o movimento politico. Anche in questo caso, si e' utilizzata la formula 'anti-M5S' o meglio 'anti-Grillo', ma potrebeb riguardare anche Berlusconi e Forza Italia. La norma dispone che "salva diversa disposizione dello statuto o dell'accordo associativo, il partito, movimento e gruppo politico organizzato ha l'esclusiva titolarità della denominazione e del simbolo di cui fa uso; ogni modifica e ogni atto di disposizione o di concessione in uso della denominazione e del simbolo e' di competenza dell'assemblea degli associati o iscritti.
- ELEZIONI TRASPARENTI, PUBBLICO IL NOME DEL 'CAPO': viene istituita la sezione 'Elezioni trasparenti' nel sito internet del Ministero dell'Interno. Sulla pagina internet dovranno essere pubblicati il simbolo, lo statuto o dichiarazione di trasparenza, il programma e "il nome e cognome della persona indicata come capo della forza politica".
- PALETTI E REGOLE SCRITTE ANCHE PER M5S: la riforma impone la "trasparenza degli organi, delle regole interne e delle modalità di selezione delle candidature" anche per quei movimenti politici, come i 5 Stelle, che non sono iscritti al registro dei partiti. Tra le prescrizioni, sul sito internet, alla sezione 'Trasparenzà, dovranno essere pubblicati ad esempio "l'elenco dei beni" nonche' "le procedure richieste per l'approvazione degli atti che impegnano il partito, movimento e gruppo politico organizzato, e il numero, la composizione e le attribuzioni degli organi deliberativi, esecutivi e di controllo, le modalità della loro elezione e la loro durata, le modalità di selezione delle candidature nonche' l'organo comunque investito della rappresentanza legale". Le sanzioni per i trasgressori vanno da un minimo di 5 mila euro a un massimo di 15 mila. Tra le 'limitazioni' imposte ai movimenti non registrati e privi di statuto, come i 5 Stelle, il non poter utilizzare beni o servizi (come ad esempio sale comunali e spazi riservati) messi a disposizione dai comuni.
- TRASPARENZA SUI SOLDI, INTERDIZIONE TEMPORANEA PER TRASGRESSORI: Più trasparenza sui soldi dei partiti e sui finanziamenti ai partiti. E pene severe per i trasgressori, fino all'interdizione temporanea dai pubblici uffici. Quanto alle fondazioni, i rapporti di queste con i partiti "devono conformarsi ai principi di trasparenza, autonomia finanziaria e separazione contabile". Il Movimento 5 Stelle, autore di diversi emendamenti sul tema fondazioni - tutti bocciati - mirava a norme più stringenti. L'articolo prevede che "nella apposita sezione del sito internet, denominata 'Trasparenzà, di ciascun partito, movimento e gruppo politico organizzato, e' pubblicato in maniera facilmente accessibile l'elenco di tutti i beni immobili, dei beni mobili registrati e degli strumenti finanziari di cui sia intestatario il partito, movimento e gruppo politico organizzato medesimo. Tale elenco e' aggiornato dal partito, movimento e gruppo politico organizzato entro il 15 luglio di ogni anno". In caso di "inadempimento, anche parziale, o in caso di mancato aggiornamento dei dati la Commissione applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 15.000". La norma introduce anche criteri più stringenti per la trasparenza e pubblicità delle donazioni. "Tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali per l'elezione della Camera dei deputati, che ne facciano richiesta, anche per via telematica, alla Commissione hanno diritto di conoscere le erogazioni". Chi non pubblica i dati su internet sarà punito con una sanzione amministrativa pecuniaria pari a euro 30.000. Pene severe anche per chi pubblica sui siti internet erogazioni inferiori rispetto a quelle effettivamente ricevute. Trasparenza anche per i bilanci dei partiti, con multe che vanno fino a 40mila euro. (AGI)