Trent'anni senza Renato Guttuso, 10 cose da sapere sul pittore di Bagheria
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Trent'anni senza Renato Guttuso, 10 cose da sapere sul pittore di Bagheria
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  1. Le origini - Il suo nome completo era Aldo Renato Guttuso. Nasce a Bagheria, in Sicilia, il 26 dicembre 1911, ma i genitori preferirono denunciare la nascita a Palermo il 2 gennaio 1912 per contrasti con l'amministrazione comunale di Bagheria. Il padre era un acquerellista dilettante e Renato fin da bambino manifesta inclinazione per la pittura. A 13 anni realizza i primi quadri, per lo più copie di paesaggi siciliani e di artisti (adulti) suoi contemporanei. Nel 1928, a soli 17 anni, partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo.
  2. I primi viaggi - Finiti gli studi vive per tre anni a Milano, poi nel 1931 si trasferisce a Roma dove espone alla I Quadriennale; qui entra in contatto con i pittori della scuola romana di tendenza antinovecentista. Diventa amico fra gli altri dello scultore e pittore Marino Mazzacurati, che lo soprannomina Sfrenato Guttuso.
  3. La pittura - Renato Guttuso è stato il punto di riferimento del neorealismo italiano del secondo Novecento, distinto e riconoscibile tanto nei temi sociali quanto, più spesso, nei soggetti ispirati alla sua terra natia, la Sicilia. Una terra che offre all’artista straordinari scorci di quotidiano, che egli sviluppa nel tema della natura morta: interni con cesti e fischi, frutta, agli e cactus, tendaggi colorati: tutto parla di una terra dalle profonde contraddizioni ma ricca di colori caldi e di emozioni.
  4. L'ispirazione religiosa - La Crocifissione, tela di grande formato (cm 200 x 200) del 1941, fu il dipinto che gli diede la fama, ma anche mille polemiche da parte anche del clero e del fascismo, poiché sotto il soggetto sacro denunciava chiaramente gli orrori della guerra. Di esso Guttuso scrisse « è il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee»
  5. La grande spiaggia di Ostia - Tra il 1955 e il 1956 realizza un altro quadro di grandi dimensioni (cm 301 x 452), La spiaggia, oggi esposto alla Galleria Nazionale di Parma. Il dipinto raffigura il lido di Ostia affollatissimo, con corpi arrossati, abbronzati ed incollati alla sabbia. Il sole è feroce, l’immagine trasmette considerazioni amare sul mito del benessere collettivo. Una curiosità: nell’opera Guttuso raffigura Pablo Picasso (che aveva conosciuto personalmente), di profilo e abbronzato, mentre strofina su di sé un telo verde, con le movenze di un torero.
  6. Marta Marzotto - Nella seconda metà degli anni Sessanta la figura femminile divenne dominante nella pittura come lo fu nella vita privata. Di particolare importanza la serie di dipinti in cui ritrasse Marta Marzotto. Guttuso la conobbe a Milano, nel 1967, e fu sua amante nonostante entrambi fossero sposati. Lui la chiamava “libellula d’oro” e “nuvola bionda” e non tollerava un’altra relazione clandestina della Marzotto, quella con l’intellettuale Lucio Magri: arriverà a dipingerlo nella forma di un orango. La loro storia d'amore durò vent’anni, fra alti e bassi, slanci passionali e liti furiose. Marta Marzotto non posò mai personalmente per lui, ma fu sua musa ispiratrice in numerosi quadri e ritratti. Dopo la morte di Guttuso fu protagonista di una battaglia legale per l'eredità con il figlio adottivo del pittore Fabio Carapezza da cui uscì sconfitta nel 2001.
  7. La Vucciria: il capolavoro - Realizzato nel 1974, La Vucciria (cm 300 x 300) è considerato il suo dipinto più celebre. Con realismo crudo e sanguigno come le carni esposte nell’omonimo mercato di Palermo, esprime una delle tante anime della città siciliana. Qui più che in altre opere è forte il senso del colore, si percepiscono perfino i rumori del mercato, i profumi dei prodotti sulle bancarelle. Oggi è a Palermo, a Palazzo Chiaramonte-Steri, Rettorato dell'Università di Palermo.
  8. La politica - La sua arte fu caratterizzata anche da un forte impegno sociale, che lo portò anche all'esperienza politica come senatore del Partito Comunista Italiano per due legislature, nel 1976 e nel 1979, ai tempi di Enrico Berlinguer. Nel 1972 dipinse I funerali di Togliatti, che diverrà opera-manifesto della pittura comunista e antifascista del secondo dopoguerra. L'opera è oggi al Mambo, il Museo d'arte Moderna di Bologna. In essa sono raffigurate, in maniera allegorica varie figure del comunismo, tra operai, bandiere rosse e la salma di Togliatti. Nel quadro si vedono, oltre all'autore stesso, Marx, Engels, Trotsky, Sartre, Stalin, Lenin, Pier Paolo Pasolini e molti altri.
  9. La morte - Il 18 gennaio 1987, a 75 anni, si spegne a Roma, da solo, un anno dopo la morte della moglie Mimise. Dona alla sua città natale, Bagheria, molte opere oggi raccolte nel museo Guttuso a Villa Cattolica, dove egli stesso venne sepolto. La sua tomba, in marmo, è opera dell'amico e scultore Giacomo Manzù. Guttuso non aveva avuto figli, ma poco prima della morte adottò Fabio Carapezza, che gli sarebbe stato vicino gli ultimi tempi. “Sfrenato Guttuso” se n’è andato in silenzio, da solo, come molti grandi artisti di temperamento avevano fatto prima di lui. Lasciandoci, anche lui, capolavori di grande forza espressiva.
  10. Il murales - Nel luglio del 2013 a Giardini Naxos, in Sicilia, il duo di artisti Orticanoodles ha realizzato un murales con al tecnica dello stencil che è il più grande ritratto al mondo di Renato Guttuso.
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