E' morto a quasi 93 anni il 'Maestro' della scienza politica italiana. nato a Firenze nel 1924, laureato in Scienze Politiche all'università del capoluogo toscano e poi professore di Storia della Filosofia Moderna, Scienza della Politica e Sociologia, nel corso della sua lunga carriera ha insegnato anche nelle università statunitensi di Stanford, Yale e Harvard.
Le frasi e parole più famose:
- Renzi - "Il Giamburrasca", "Il ragazzotto"
- Leggi elettorali - "Il mattarellum", "Il porcellum", "L'Italicum? Sa di treno", "Il bastardellus"
- L'Italia - "Asinocrazia", "Sognilandia", Ridilandia", "Un Paese seduto sulle poltrone che occupa"
- Berlusconi - "Ogni tanto ci azzecca perché le dice tutte"
- L' auditel - "Una fonte di perversione"
- Il comunismo - "Sono sempre stato anticomunista. Morto il comunismo non lo sono più"
Da La Repubblica
Lapidario e sarcastico. Quando sul 'Corriere' si schierò con Fallaci
Essenziali, e anche parecchio severi, ma coloriti. Profondi, eppure di una piacevolezza da discorsi tra amici, intorno al camino. Così erano gli editoriali di Giovanni Sartori sul Corriere della Sera. E così ce li aspettavamo noi in via Solferino, perché lui di imprevedibile poteva riservarci un ragionamento, non uno stile. Inconfondibile. Che si manifestava prima di tutto con il suo linguaggio. Chiaro e senza fronzoli, alla maniera di Montanelli. Con improvvise incursioni nell’ironia e nel sarcasmo. E cioè nell’intelligenza dello scettico, saldo nei suoi convincimenti e nei suoi consigli ai potenti di turno, eppure convinto che non sarebbero stati ascoltati. La sua fiducia nella classe dirigente italiana era ai minimi termini. E alla fine dei suoi giorni sarebbe calata ancora.
Non chiedeva quasi mai del direttore. Lo immaginava immerso in mille grane e, possibilmente, gli evitava le aggiunte. Quando non era d’accordo con commenti scritti da altri non lo nascondeva, sennò che Sartori sarebbe stato? Però condivideva con noi l’esigenza di non trasformare le pagine in una batti e ribatti tutto giocato in casa. Senza fare mancare la sua voce quando divampò lo scontro su La rabbia e l’orgoglio della Fallaci. Tiziano Terzani attaccò e lui rispose. Con la contraerea. Schierato senza dubbi dalla parte di Oriana. Un duello a più voci che segnò l’opinione pubblica. E anche la storia più recente del nostro Paese.
Paolo Ermini - da il Corriere della Sera
Stefano Passigli: "La sua è stata una vita da scienziato militante"
"Era stanco, e lo sapeva. Mi disse che aveva smesso di scrivere sui giornali perché voleva dedicarsi a un libro importante. Ma aggiunse anche che temeva di non avere più le forze per finirlo». Stefano Passigli è stato allievo e amico di Giovanni Sartori. Entrambi fiorentini. Le rispettive famiglie si frequentavano. Lui lo conosceva bene. "Ero uno dei pochi al quale dava del tu. Anche per questo non ho mai voluto fargli da assistente. Sapevo che non era un compito facile". "Era sincero, invece. Non le mandava a dire, ad allievi e colleghi. Esigeva molto. I suoi rimbrotti erano sempre molto coloriti, diciamo così. Il maestro severo, alcuni lo chiamavano così. Ma come quasi tutti i burberi sapeva offrire consigli preziosi e generosità intellettuali".
di Marco Imarisio da il Corriere della Sera
Spiegò la democrazia e con Bobbio formò generazioni di studiosi
"Gli studi di sartori sulla democrazia sono originali perché combinano in una sintesi felice la tradizione classica della scienza politica italiana . aspetti della teoria realistica della democrazia di Schumpeter, e un'attenzione, dovuta alla sua originaria formazione filosofica, al ruolo delle idee di valore e delle credenze collettive. L'atro grande tema di Sartori riguarda i sistemi di partito. Dopo aver dedicato a questo tema molti saggi, nel 1976 Sartori pubblica in lingua inglese la sua opera principale. In essa, in una forma ormai definitiva e compiutamente elaborata, Sartori illustra una tipologia dei sistemi di partito che è tuttora una delle più citate e utilizzate dagli specialisti del settore".
di Angelo Panebianco da il Corriere della Sera
"Un burbero senza pentimenti"
"Diceva che il multiculturalismo in Europa è una frescaccia, e da molto tempo, da prima che risultasse evidente oltre ogni dovere di prova, ma poi esortava a non far figli. a dare figli al mito del futuro, offrirli in sacrificio all'esaurimento famoso delle risorse d'acqua del pianeta, cose dei primi anni Settanta dette dal Club di Roma, e gigioneggiava con i vari riscaldamenti della terra e le varie apocalissi prossime venture, incurante del fatto che la demografia dell'occidente e della democrazia moderna è troppo negativa mentre quella dei facitori di cinque figli , gli islamici, è troppo positiva".
"Era il maestro, diffidate dalle imitazioni"
Spesso si dice che persino i grandi studiosi in definitiva scrivono un unico libro e poi elaborano idee e approfondimenti intorno a quella stessa tematica. Non è affatto questo il caso di Sartori. Ha scritto almeno tre grandi libri. Democrazia e definizioni (1997), Partiese and party systems (1976) Ingegneria Costituzionale comparata (1994). L'uomo Sartori non era accondiscendente con nessuno. "Tra cattivi caratteri forse il peggiore è il suo", sono le parole di sartori su un libro dedicatomi. Senza forse Sartori è stato il più grande scienziato politico dei suoi tempi.
Gianfranco Pasquino da Il Fatto Quotidiano
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