"Vogliamo lanciare un appello a Papa Francesco. Il 28 e 29 aprile andrà in Egitto per una visita storica. Siamo sicuri, proprio perché lo abbiamo incontrato, che in quel viaggio non potrà non ricordare Giulio e unirsi alla nostra richiesta concreta di verità per avere la pace". Poala Regeni, madre del ricercatore italiano torturato e ucciso l'anno scorso in Egitto, si rivolge al Pontefice nel corso di una conferenza stampa nella Sala dei caduti di Nassiriya al Senato, alla quale hanno partecipato i genitori del ricercatore ucciso in Egitto, Paola Deffendi e Claudio Regeni, il presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, e il portavoce di Amnesty Internaional Italia, Riccardo Noury.
"Quello di Giulio Regeni è stato un omicidio di Stato". Lo ha ribadito Alessandra Ballerini, legale della famiglia del ricercatore, nel corso della conferenza. "Ormai abbiamo prove e nomi - ha premesso Ballerini - sappiamo che un alto ufficiale della National Security egiziana, colui che ha predisposto le false accuse contro il nostro consulente al Cairo, è direttamente coinvolto nella sparizione di Giulio; e sappiamo che un altro altissimo ufficiale della stessa struttura, che ha partecipato alle perquisizioni di uno dei parenti della cosiddetta 'banda dei 5' (falsamente accusati di avere avuto un ruolo nel caso e uccisi, ndr), estrasse letteralmente dalla sua tasca i documenti di Giulio ed èin contatto con altri ufficiali coinvolti". "Nel dicembre scorso - ha ricordato Ballerini - il procuratore nazionale egiziano Nabeel Sadek, guardandoci negli occhi, riconobbe che Giulio era un 'ragazzo esemplare' e ci garantì che presto i nostri legali in Egitto avrebbero avuto il fascicolo del caso e i filmati della videosorveglianza della metro del Cairo la sera della sparizione: ad oggi, il fascicolo, nonostante tutte le rassicurazioni, non e' stato consegnato e sembra che di dare i filmati non ci sia piu' l'intenzione. Ma la verita' non puo' aspettare".
"Non possiamo mai abbassare la guardia: abbiamo scelto di essere dentro le cose, perché non basta chiedere la verità, bisogna agire per ottenerla. E per riuscirci, serve la collaborazione di tanti e l'aiuto delle istituzioni, italiane ed europee". Lo ha detto Paola Regeni, mamma di Giulio. "Sono stati 14 mesi surreali - ha sottolineato Paola Regeni - siamo una famiglia normale, uguale a tante altre, catapultata da un giorno all'altro in questa situazione: solo mio marito continua a lavorare, noi abbiamo lasciato tutto e siamo impegnati quotidianamente nella ricerca della verità, negli incontri, con l'avvocato, giusto un cinema ogni tanto per un momento di relax. Ma Giulio continua a fare cose, grazie ai legali, agli amici, a quelli di Amnesty, a tutta una rete di testimonianze, di amicizie, di affetti alimentata anche attraverso i social".
"In tanti, dal giorno dell'autopsia, ci hanno chiesto se avremmo mai mostrato le foto di nostro figlio, e continuano a chiedercelo. E' un argomento non da poco, ci abbiamo pensato molto, sarebbero foto mai viste da nessuno almeno in Occidente, la testimonianza di quanto hanno fatto a Giulio e che forse non è mai stato fatto nemmeno ad un egiziano. Ma farebbero star troppo male le persone". Lo ha ribadito Paola Regeni. "Una foto però la mostriamo - ha aggiunto Paola Regeni -, quella di un muro di Berlino su cui i writer egiziani sono liberi di disegnare: il muro su cui dipingevano al Cairo è stato ricoperto da una mano di vernice bianca. Su quel muro, che siamo andati a vedere, c'è il volto di Giulio, e c'è un gatto, che abbiamo scoperto essere stato disegnato prima di Giulio e che simboleggia l'Egitto ferito".
"Non solo chiediamo che il nostro ambasciatore non venga rimandato al Cairo ma auspichiamo che altri Paesi, europei e non solo, seguano l'esempio italiano", ha affermato nel corso della conferenza stampa al Senato Claudio Regeni, papà di Giulio. "Il richiamo dell'ambasciatore e lo stop delle forniture dei pezzi di ricambio degli F16 sono le sole misure concrete - ha ricordato Claudio Regeni - per il resto gli scambi commerciali tra Italia ed Egitto sono andati avanti a gonfie vele e il turismo è in crisi, ma lo era già da tempo".