Tornata la calma dopo gli scioperi e le proteste che nei giorni scorsi hanno bloccato le città italiane, il ministro dei trasporti, Graziano Delrio, in una intervista al Corriere della sera, tira le somme e assicura che "non abbiamo ceduto alla piazza".
Il confronto solo con chi vuole trovare una soluzione
Le sigle che convocate attorno al tavolo al Ministero dei Trasporti "non erano in piazza e hanno preso le distanze da quello che è successo. Ci confrontiamo con chi vuole trovare una soluzione non con chi vuole incendiare il Paese. Abbiamo lavorato a un obiettivo che serve al Paese. Una regolamentazione del settore ci vuole, a prescindere dalle proteste. Non possiamo andare avanti di proroga in proroga, di emendamento in emendamento. Noi aspettavamo la legge sulla concorrenza che delega il ministero a mettere ordine nel settore". Una legge ferma da due anni e per questo si è "deciso di procedere lo stesso con un decreto che discuteremo con i sindacati dei tassisti, ma anche con sindaci e Regioni".
L'innovazione non è un bene a prescindere
"Gli Ncc potrebbero dover rientrare in un ambito territoriale ottimale. L'estensione andrà discussa con Regioni e sindaci. Se uno ha la licenza nelle Marche e poi lavora tutto il giorno a Milano mi chiedo se sia concorrenza o concorrenza sleale". E se ci sarà un'apertura a UberPop, l'app per gli autisti senza licenza, il ministro risponde: "Mi sembra molto difficile. Ma non è questo il problema: già adesso non è ammesso". Delrio si dice "aperto" verso l'innovazione, "che in molti campi sta migliorando le nostre vite. Ma non è un bene a prescindere. Dipende da cosa fa, da come lo fa, dalle conseguenze. I fattorini in bici che portano le cene a casa per tre euro l'ora, per dire: sono innovazione o sfruttamento? Nuovo non significa per forza meglio. Le piattaforme multinazionali non sono il bene assoluto. Vanno regolamentate, a partire dalle tasse: dovrebbero pagarle in Italia".
"Un buon sindaco non carezza il pelo alla piazza"
"Un sindaco deve assumersi le sue responsabilità, non scaricarle sugli altri. E un buon sindaco non carezza il pelo alla piazza, dando ragione a una categoria per volta. Semmai le scontenta un po' tutte e poi trova la giusta mediazione. Proprio quello che stiamo facendo noi sui taxi". Il riferimento è al sindaco di Roma Virginia Raggi che l'altro giorno è scesa in piazza con i tassisti. "Le licenze dei taxi - spiega l'ex primo cittadino di Reggio Emilia - le danno i Comuni non il governo".
Per il leader dei tassisti "lo sciopero è stato dannoso"
Loreno Bittarelli, alla guida della più grande cooperativa romana di tassisti Radiotaxi 3570, ha preso subito le distanze dalle violenze e dalla manifestazioni di martedì e torna a ribadire la sua posizione in un'intervista a La Stampa. "Io è dal primo giorno che sostengo che il problema non si poteva risolvere col blocco del servizio, tanto più che non era autorizzato, perché si sapeva che l'emendamento al Milleproroghe sarebbe passato sia al Senato che alla Camera col voto di fiducia. La protesta non è servita a niente se non a inimicarsi la gente e passare ancora più lavoro a quelli che diciamo di voler combattere. È stata una battaglia non intelligente: per me l'unico modo di far pressione al governo era far partire il tavolo tecnico come era già stato deciso nel marzo scorso e poi magari arrivare anche allo sciopero".
Un tavolo mai partito perché "non c'è intesa tra le categorie e nemmeno al loro interno. Questa è la realtà: da una parte ci sono i tassisti che sostengono che con il loro nemico allo stesso tavolo non ci si siedono, dall'altra parte invece c'è una frangia di noleggiatori che pretenderebbe di venire a lavorare a Roma con una licenza di Bagnara Calabra o di Agrigento. Però la strada ormai è tracciata e andiamo avanti con chi ci sta. Le frange estreme le lasceremo fuori se non ci vogliono stare". Al tavolo al Mit c'erano 21 sigle e il noleggio ne ha altrettante, "con 40 sigle attorno a un tavolo che produci? Solo cagnara", conclude Bittarelli.
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