Nel venticinquennale del ciclone giudiziario Mani Pulite, Antonio Di Pietro, uno dei pm del pool, punta l'indice contro "spezzoni di servizi segreti chiamati a delegittimare l'inchiesta e i suoi protagonisti".
Una commissione di inchiesta per far luce
"Attenzione, non sono io a dirlo - spiega in un colloquio con l'Agi - a suggerirlo sono ben due relazioni adottate a suo tempo (nel '95 e nel '96, ndr) da quello che oggi è il Copasir, il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza. Poi la legislatura si interruppe e il lavoro del Copasir si fermò, ma quelle relazioni sono sul mio sito internet. Chi vuole può leggersele". Secondo Antonio Di Pietro servirebbe una commissione di inchiesta "ma non per individuare ipotetici abusi ma per capire perché 'Mani pulite' fu fermata".
La corruzione è un tumore sociale persistente
"La corruzione c'è ancora, come le inchieste dimostrano quotidianamente: l'autorità giudiziaria continua a fare il suo lavoro ma è più difficile assicurare alla giustizia coloro i quali commettono reati contro la pubblica amministrazione. E questo perché il sistema si è autoprotetto, la tangente si è ingegnerizzata: quelle che prima erano banali bustarelle ora sono diventati atti contrari ai doveri d'ufficio difficili da provare, benefici diversi, di natura quasi impalpabile. Ci vorrebbero norme più attuali, più mezzi, più personale". Di Pietro paragona la corruzione a un "tumore sociale persistente: noi ci siamo limitati a diagnosticarlo, proprio come fa il medico in laboratorio. Il problema è che si è finiti con il combattere il medico e non la malattia, perché evidentemente conveniva di più".
Opinione pubblica assuefatta, non scende in piazza
Tutto questo, lamenta Di Pietro, ha finito con il produrre anche un altro, negativo effetto collaterale: "L'opinione pubblica si è assuefatta a certe notizie. Venticinque anni fa succedeva in Italia quel che accade oggi in Romania, la gente si ribellava a un certo sistema, reclamava trasparenza. Adesso ha preso atto che nulla è cambiato e ciò che era sostegno e speranza è diventato rassegnazione".