Roma - "Sono già 73 quest'anno i figli di 104 donne rimasti orfani per casi di femminicidio, anche se il loro numero è stimato al ribasso. Ad oggi, quindi, sono 1.701 i minori che negli ultimi dieci anni sono rimasti privi di uno o di entrambi i genitori a seguito di omicidio o di omicidio-suicidio". Lo dice all'Agi Lorenzo Puglisi, di Sos Stalking che ha più volte lanciato un appello a non sottovalutare il problema di "chi rimane" dopo un femminicidio: gli orfani. "Il trauma che ne consegue - spiega - si articola su un duplice piano: da un lato la sfera psicologia risente di un vuoto improvviso della figura materna, che almeno fino all'età puberale, riveste sicuramente un ruolo prioritario e determinante nella formazione del carattere di un individuo, dall'altro la sfera economica che, talvolta quando non si ha la fortuna di avere dei nonni con disponibilità finanziarie, porta i "figli del femminicidio" ad essere pressoché abbandonati a loro stessi con enormi difficoltà a fronteggiare le spese per la propria istruzione e in generale del quotidiano. Nell'assimilarli, quindi, alla categoria delle vittime del terrorismo o della mafia, lo Stato dovrebbe stanziare dei fondi specifici a supporto di queste esigenze, circostanza, questa, che si verifica solo parzialmente in alcune regioni che hanno legiferato sul punto".
Per Puglisi, il numero delle vittime di femminicidio da anni "resta quasi invariato attestandosi in media ad una donna uccisa ogni 2 giorni e mezzo. Un dato, questo, che non accenna a migliorare nonostante le campagne di sensibilizzazione che sono state effettuate negli ultimi anni. Le ultime rilevazioni vedono la Lombardia al primo posto con 17 vittime dall'inizio dell'anno, seguita dall'Emilia Romagna con 14 e dal Veneto con 12. Si può parlare, quindi, di un triste primato del nord. Il femminicidio si verifica trasversalmente in ogni classe sociale anche se molto spesso è inversamente proporzionale al livello di scolarizzazione a dimostrazione della matrice socio-culturale che ne sta alla base".
Puglisi traccia un identikit del possibile omicida: "Generalmente - spiega - si tratta di persone possessive, fragili e narcisiste. Ovviamente è molto difficile coglierne le spie di allarme che spesso vanno individuate nella vita di relazione. Il 50% dei femminicidi è stato preceduto da stalking, pertanto la reiterazione di comportamenti non voluti o la considerazione della donna come proprietà da preservare sono sicuramente indici da non perdere di vista". Per quanto riguarda la prevenzione, un ruolo fondamentale secondo Puglisi, lo hanno i genitori, in particolare le mamme: "Le madri - dice l'esperto - hanno una funzione determinante nella crescita e nella formazione dei figli. Solo loro, nella maggior parte dei casi, sono in grado di intercettare e trasmettere la sensibilità necessaria per comprendere che ogni individuo deve essere libero di autodeterminarsi". Puglisi lancia poi una proposta: "Tenendo conto che l'empatia è forse l'unico antidoto al narcisismo che impera nella società - conclude - per questo motivo l'educazione al rispetto del prossimo è essenziale e impone anche alle Istituzioni di riflettere su come inserire l'educazione sentimentale nelle scuole dove i nostri giovani trascorrono la maggior parte del loro tempo".
Per approfondire:
- Sos Stalking
- Il significato del neologismo femminicidio