Roma - C'è un legame antico e profondo tra Roma e i terremoti nella Val Nerina e sui Sibillini. "Un legame che gli antichi romani conoscevano molto bene tanto che erano soliti piantare delle lance in terra nella Regia Palatina, nel Foro. Se le lance vibravano, sapevano che c'era stato un terremoto sulle montagne". Lo ha detto all'Agi Mario Tozzi, geologo dell'Igag-Cnr.
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"Non conosciamo nel dettaglio i percorsi che le onde sismiche prendono nel sottosuolo - ha spiegato Tozzi - ma certo sappiamo che tra quei terremoti e Roma c'è un legame particolare testimoniato dalla storia". Non è un caso insomma che ieri sera, dopo le due forti scosse che hanno avuto epicentro a Visso e a Castel Santangelo sul Nera, anche in alcuni quartieri di Roma, le persone siano scese in strada. In termini tecnici, questo fenomeno si chiama "risentimento".
"Sappiamo - ha riferito il geologo - che gran parte della città di Roma risente dei terremoti Appenninici e questo è dovuto a una serie di motivi precisi: primo fra tutti la vicinanza relativa coi luoghi dove di solito avvengono i terremoti, ma anche la composizione del suolo e le strutture geologiche profonde che giocano un ruolo importante nella propagazione delle onde sismiche".
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Gran parte della capitale è costruita sui sedimenti del Tevere, "e come è noto, questi sedimenti tendono ad amplificare le onde sismiche", ha detto ancora Tozzi. Le scosse si sono sentite molto bene e molto distintamente, al punto che stamattina in molti comuni dell'area metropolitana di Roma e della provincia di Viterbo le scuole sono rimaste chiuse per effettuare dei sopralluoghi. "Ormai i sindaci - ha commentato Tozzi - hanno paura di fare errori e di assumersi responsabilità. Tu devi conoscere quale è lo stato di salute della scuola dove ogni giorno mandi i tuoi figli, lo devi sapere sempre, non puoi chiudere in nome di una emergenza che in realtà può verificarsi anche domani, o dopodomani, o tra un mese". (AGI)