Roma - Fedeltà assolta al capo e, a volte, un pizzico di passione. La 'ricompensa' voluta da Bernardo Caprotti per la sua assistente e segretaria storica - 75 milioni di euro - non è così inedita, anche se molti di più sono i casi di donne che si sono votate a un leader pur senza ottenere nulla in cambio, se non la piena fiducia e l'accesso a segreti che valevano più di qualunque lascito.
Segretaria di un leader come Palmiro Togliatti fu Nina Bocenina, che negli anni della permanenza a Mosca - dal 1941 al 1944 - si dice ne fosse anche l'amante. I due si conobbero a Mosca, nella tarda estate del 1941, sullo sfondo della "grande guerra patriottica". Di famiglia medioborghese, fu assunta dal Comintern con l'incarico di "segretaria aggiunta" al fianco di Togliatti. Moglie di un alcolizzato colonnello dell'esercito, Nina non era abituata ai modi garbati del capo indiscusso del Partito comunista italiano e l'ammirazione non tardò a trasformarsi in amore. La rottura con Togliatti nel febbraio del 1944 fu dettata dalle autorità sovietiche: lei, incinta, fu trasferita in una dacia fuori Mosca. Quando fece ritorno, l'appartamento di Togliatti era vuoto: il segretario del Pci era rientrato definitivamente in Italia. Nina morì nel 1964, alcolizzata, dopo aver rivisto il suo ex capo per un paio di volte, a Mosca.
Vincenza Enea Gambogi ha portato nella tomba alcuni dei segreti destinati a turbare i sonni di storici e analisti della Prima Repubblica. Mezzo secolo vissuto come segretaria di Giulio Andreotti, leader della Democrazia Cristiana, presidente del Consiglio e ministro in innumerevoli governi dal dopoguerra alla fine della Dc. In comune con l'uomo più potente della Prima Repubblica aveva una memoria prodigiosa e il destino volle che morisse nel 1999 senza nessuno di quei ricordi, spazzati via dal morbo di Alzheimer. Se un politico, un giornalista o un capitano d'industria aveva conosciuto "la signora Enea", era segno che era entrato nello studio privato di Andreotti, perché quello era l'unico posto dove la si poteva incontrare. Nei palazzi delle istituzioni lei non mise mai piede. Era il Palazzo, semmai, ad andare da lei, a mettersi in fila davanti alla sua agenda per un appuntamento, una telefonata, una lettera del Presidente. Era lei l' unica capace di decifrare la calligrafia impossibile di Andreotti. Era lei che custodiva l'archivio segreto di via Borgognona. Andreotti l'aveva conosciuta subito dopo la guerra che l'aveva lasciata sconfitta: veniva dal Minculpop, il ministero dall'informazione fascista, e aveva aderito alla Repubblica di Salò.
Vincenza Tomaselli detta "la Enza", è stata per trent'anni la segretaria di Bettino Craxi. Aveva ventiquattro anni quando si sedette alla destra dell'uomo destinato a diventare segretario del Psi e simbolo della Prima Repubblica: all'epoca lei era impiegata al Comune e lui assessore. Dieci, dodici ore al giorno in ufficio, prima in Comune, poi nel quartier generale del Psi milanese in piazza Duomo 19.
Marinella Brambilla è stata la segretaria storica di Silvio Berlusconi fino all’avvento di Mariarosaria Rossi, Alessia Ardesi e Francesca Pascale. La Brambilla entrò nello staff di Berlusconi nei primi anni Ottanta grazie alla madre, governante nella casa di via Rovani. Negli anni è stata sempre considerata la sua ombra, ed è diventata anche amica di Veronica Lario, che la definiva “lo scudo umano di Silvio”. Era stata anche processata, condannata e poi assolta per falsa testimonianza per aver negato un incontro tra Berlusconi e Massimo Maria Berruti a Palazzo Chigi. Sposata nel 2012 in seconde nozze con Luca Pandolfi, che lavora nella sicurezza di Berlusconi, rientrata dalla maternità si era vista messa da parte da Mariarosaria Rossi, conservando una collaborazione part time ma lontana dalla prima linea.
Johanna Bruhn era la dattilografa di Herbert Quandt quando il capo indiscusso di una conglomerata di duecento aziende, tra cui la Bmw, le chiese di sposarlo. Alla sua morte, nel 1982, prese le redini dell'impero industriale.
Anche in Luxottica c'è una storia di segretarie, ex mogli e ritorni di fiamma. Leonardo Del Vecchio, il fondatore, nel 2004 aveva lasciato la sua seconda moglie Nicoletta Zampillo per sposare la sua assistente Sabina Grossi che si occupava dei rapporti con gli investitori. Ma la storia era destinata a breve durata: Leonardo e Nicoletta, divorziati dal 2000, ripresero a frequentarsi e si riposarono nel 2010. (AGI)