di Enzo Castellano
Amatrice - E' una corsa contro il tempo, una lotta tra la vita e la morte; la speranza che non s'arrende alla crudezza e alla crudelta' dello scenario che da giorni e' sotto gli occhi del mondo, come e peggio forse di un bombardamento a tappeto. Sono trascorse oltre 80 ore dalla devastante scossa sismica che nella notte tra martedi' e mercoledi' ha distrutto Amatrice, Accumoli, Arquata, Pescara del Tronto e le loro frazioni, muovendosi come un rettile impazzito lungo la dorsale appenninica dell'Italia centrale che dal Lazio arriva alle Marche passando per l'Umbria. Facendo centinaia di vittime. Al momento il bilancio ufficiale parla di 290 morti ma sembra destinato a salire. Ancor piu' grave e' il dato che da oltre due giorni i soccorritori non estraggono persone vive dalle macerie delle abitazioni collassate e crollate. Le ricerche sono ormai concentrate nella sola Amatrice e nelle sue frazioni poste in zone impervie, difficili da raggiungere.
E' nella celebre localita' turistica del Reatino che si pensa possano esserci ancora persone da individuare tra le macerie, scavando a mano, come fanno senza sosta i Vigili del fuoco laddove non si ha ancora piena certezza che non ci sia nessuno e che si possa procedere, invece, con i mezzi pesanti per la rimozione degli ostacoli. E si va avanti pure con l'ausilio di cani molecolari capaci di 'sentire' la presenza anche di un corpo privo di vita. "Noi continuiamo a cercare", ha detto questa mattina il vice capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli. Quante persone pero' e' impossibile dirlo: "Non abbiamo un dato sui dispersi", ha aggiunto. E di piu' non potrebbe dire. Ribadendo quanto rilevato ieri dal capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, prefetto Bruno Frattasi.
Non sembra infatti esistere un elenco definito di persone da cercare, si parte dalle segnalazioni che arrivano da abitanti di Amatrice stessa o da parenti e conoscenti di persone di cui non si ha notizia dalla notte del terremoto. Segnalazioni che devono essere tutte verificate. Il lavoro e' in qualche modo agevolato quando la segnalazione e' locale, fatta cioe' da persone di Amatrice che indicano ai Vigilidel fuoco le abitazioni dove si presume che ci fossero i suoi occupanti, e quindi si scava avendo una meta ben precisa. Ed e' proprio grazie anche a questo che sono stati recuperati questa notte due corpi privi di vita: gente del posto aveva indicato con precisione il posto dove cercare. Altrove e' piu' complicato, si va con tutta la cautela possibile. Lo spiraglio per una speranza c'e' sempre, anche se il trascorrere delle ore, implacabile, lascia ormai credere altro. Nelle prime fasi dei soccorsi c'e' stato un rapido susseguirsi di recuperi di persone vive che erano rimaste intrappolate tra le macerie: in tutto, 215 dai vigili del fuoco e 23 dal soccorso alpino, tra l'area di Amatrice e quella di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli.
Poi di colpo piu' nulla: nei vari aggiornamenti stampa da parte del Dipartimento della Protezione civile non si e' piu' avuta notizia di ritrovamenti di persone vive. E oggi i margini sono ancora piu' sottili, quasi vicini allo zero. Gli uomini del soccorso alpino e speleologico piemontese ieri sera hanno considerato concluso il loro lavoro di ricerca con le unita' cinofile ad Amatrice e quindi sono gia' di rientro nelle diverse sedi da cui erano partiti. Un segnale di piu' che ormai solo un miracolo potrebbe restituire qualcuno vivo da quelle macerie. E pero' i soccorritori non cedono, non si fanno prendere dallo sconforto: non e' il momento per farlo. E' anche vero che in piu' zone di Amatrice stanno gia' operando mezzi pesanti per la rimozione di macerie, ma sono aree dove si ha certezza che non ci sia alcuno da cercare. Si cerca confidando anche in precedenti che hanno del miracoloso. Si pensi al caso piu' recente, il 72enne venezuelano recuperato vivo in Ecuador dopo 12 giorni sotto le macerie di un edificio crollato per un terremoto; e prima ancora, qualche anno fa, il clamoroso salvataggio di un bimbo di pochi mesi, recuperato dopo quattro giorni in Nepal, anche li' dopo un terremoto. La domanda tra i soccorritori e tra chi li coordina e' dunque una sola: se di miracolo si deve parlare, perche' non potrebbe accadere cosi' anche ad Amatrice? (AGI)