CdV - Mai considerare l'altro "un caso". "Per noi sia sempre una persona". E' stato questo uno dei moniti proposti da Papa Francesco nella prima meditazione del Giubileo dei sacerdoti. "Spesso - ha detto in San Giovanni in Laterano - i preti lo fanno: e' un po' di clericalismo. Dicono: 'mi distacco, non mi tocca, faccio una pastorale pulita e non rischio niente'. E qui neppure ho la possibilita' di un peccato vergognoso". Nella sua prima meditazione di oggi, Bergoglio ha preso spunto dalla parabola del Padre misericordioso. Secondo il Pontefice, "la misericordia e' una commozione che tocca le viscere, e tuttavia puo' scaturire anche da un'acuta percezione intellettuale. Si comprende, per esempio, che l'altro si trova in una situazione disperata, al limite; che gli succede qualcosa che supera i suoi peccati o le sue colpe; si comprende anche che l'altro e' uno come me, che ci si potrebbe trovare al suo posto; e che il male e' tanto grande e devastante che non si risolve solo per mezzo della giustizia...".
In proposito, commentando il momento della presa di coscienza del Figliol prodigo, il Papa ha raccontato l'episodio riferitogli da un sacerdote riguardo a "una persona che viveva per la strada, e che alla fine ando' a vivere in un ostello. Era uno rinchiuso nella sua amarezza, che non interagiva con gli altri. Persona colta, si resero conto piu' tardi. Qualche tempo dopo, quest'uomo venne ricoverato in ospedale a causa di una malattia terminale e raccontava al sacerdote che, mentre era li', preso dal suo nulla e dalla sua delusione per la vita, quello che si trovava nel letto accanto al suo gli chiese di passargli la sputacchiera e che poi la svuotasse. E racconto' che quella richiesta che veniva da qualcuno che ne aveva veramente bisogno e che stava peggio di lui, gli apri' gli occhi e il cuore a un sentimento potentissimo di umanita' e a un desiderio di aiutare l'altro e di lasciarsi aiutare da Dio. Cosi', un semplice atto di misericordia lo collego' con la misericordia infinita, ebbe il coraggio di aiutare l'altro e poi si lascio' aiutare: mori' confessato e in pace".
"Peccatori possono diventare grandi Santi"
"Quasi tutti i grandi santi sono stati grandi peccatori". A sostegno di questa sua affermazione, Papa Francesco ha evocato oggi - nella seconda meditazione ai preti di tutto il mondo, pronunciata in Santa Maria Maggiore - la "doppiezza" di San Pietro che per ben tre volte rinnego' Gesu', ricordando che gli fu rimproverata anche da San Paolo. "Ma - ha aggiunto - lo hanno fatto Papa". "Nell'esercizio della misericordia che ripara il male altrui, nessuno - ha affermato Bergoglio - e' migliore, per aiutare a curarlo, di colui che mantiene viva l'esperienza di essere stato oggetto di misericordia circa il medesimo male. Vediamo che, tra coloro che lavorano per combattere le dipendenze, coloro che si sono riscattati sono di solito quelli che meglio comprendono, aiutano e sanno chiedere agli altri. E il miglior confessore e' di solito quello che si confessa meglio". Francesco ha citato pero' anche santa Teresina, "consapevole che era pura grazia preveniente" il fatto di non aver peccato. Nuovo atto di omaggio di Papa Francesco alle donne nella Chiesa. "Ricordo - ha detto ai 6 mila preti riuniti a Roma per il Giubileo dei sacerdoti e seminaristi - quando Pio XII ha fatto l'enciclica sul Sacro Cuore. Molti si chiedevano: 'perche' un'enciclica su questo che sono cose di suore?'. "Il Sacro Cuore - ha scandito - e' centro della misericordia. Forse le suore capiscono meglio di noi queste cose, perche' sono madri nell chiesa il centri il cuore di Cristo". (AGI)